L’associazione Assalam segna un altro punto nella infinita battaglia contro il Comune di Cantù per l’utilizzo del capannone di via Milano, di proprietà del gruppo culturale islamico.
Il Consiglio di Stato, interpellato nel braccio di ferro sulla eventuale confisca dell’immobile, è entrato nel merito e ha sospeso il giudizio in attesa di un pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legittimità della legge regionale del 2015 che ha introdotto norme stringenti per l’apertura di luoghi di culto in Lombardia. Nell’attesa, il Comune di Cantù non potrà confiscare l’immobile agli islamici per acquisirlo al patrimonio comunale, come deciso in precedenza.
La decisione del Consiglio di Stato, per i legali che assistono l’associazione Assalam, Vincenzo Latorraca e Mario Lavatelli è un punto fondamentale. “Il Consiglio di Stato riconosce di fatto che non si tratta di una questione di violazione eventuale di norme urbanistiche – dice Lavatelli – quanto di un problema di diritti costituzionali”. “Il tema viene inquadrato sul piano corretto – aggiunge il legale – E’ difficile a questo punto ipotizzare i tempi di ulteriori decisioni, ma intanto abbiamo raggiunto un risultato importante”.
La decisione del Consiglio di Stato arriva nel pieno di un’altra battaglia, quella per l’utilizzo del capannone di via Milano per la preghiera nel mese del Ramadan. Il Comune di Cantù ha negato all’associazione Assalam la possibilità di accedere all’immobile per le celebrazioni religiose, ma anche su questo fronte è già stato presentato un ricorso. “Attendiamo a breve la decisione del Tar sul ricorso urgente – conclude Lavatelli – Già lo scorso anno il Tribunale amministrativo aveva previsto la possibilità di un utilizzo occasionale, ci aspettiamo che la decisione sia la stessa”.