Un secolo di condanne complessive. La sentenza di primo grado sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Cantù, cuore della Brianza comasca, è certamente una notizia destinata a restare nelle cronache locali.
Un segnale fortissimo per le amministrazioni pubbliche.
All’indomani della sentenza Alice Galbiati, vicesindaco di Cantù, annuncia che la Città del Mobile è pronta ad avanzare una richiesta di risarcimento danni. “In passato si è forse sottovalutata la presenza o la pericolosità di questi fenomeni nelle nostre zone – spiega Galbiati – ora, alla luce di questa prima sentenza, dobbiamo alzare al massimo il livello di guardia. Il territorio dev’essere presidiato, a partire dal centro, da dove è partita tutta questa vicenda. Dobbiamo mettere in campo tutte le forze per evitare ogni radicamento della criminalità organizzata e difendere le potenziali vittime. In consiglio comunale abbiamo approvato una mozione che ci impegnava a fare richiesta di risarcimento danni in caso di sentenza di condanna. La sentenza è arrivata, quindi – conclude il vicesindaco di Cantù – daremo seguito alla mozione: valuteremo già nei prossimi giorni con i nostri legali come muoverci”.
Una richiesta – quella del risarcimento danni – avanzata a gran voce, per primo, dal Movimento 5 Stelle, che ora incalza non solo l’amministrazione canturina, ma anche Palazzo Pirelli. “Da parte nostra accerteremo la possibilità di portare in Consiglio Regionale una mozione analoga affinché vengano richiesti i danni arrecati alla città di Cantù”, spiega il consigliere regionale pentastellato comasco Raffaele Erba.