“L’incendio ha avuto un impatto di rilevanza contenuta”. I residenti di Mariano Comense e dintorni possono finalmente tirare un sospiro di sollievo dopo il rogo divampato lo scorso 25 marzo nella discarica. Grazie alla pronta azione dei vigili del fuoco e alle condizioni atmosferiche favorevoli alla dispersione delle sostanze rilasciate dalla combustione, già dal giorno successivo i valori dei contaminanti sono rientrati nei livelli normalmente registrati nella zona nello stesso periodo dell’anno.
E’ stata rilasciata oggi la relazione sui risultati dei campionamenti effettuati dai tecnici di Arpa Lombardia. Dati che erano attesi da giorni. In particolare da chi abita nelle immediate vicinanze. “Si tratta della rappresentazione completa dell’evoluzione dello stato dell’ambiente a seguito dell’evento – si legge nella nota diffusa – dalla quale emerge che l’impatto di questo incendio – se confrontato con altri casi simili avvenuti nel recente passato in Lombardia – può essere classificato tra quelli di rilevanza contenuta”. Le concentrazioni delle diverse diossine e furani rilevate tramite il campionatore posizionato sull’edificio del municipio di Mariano – viene spiegato – hanno toccato nelle prime fasi dell’incendio valori più alti per poi scendere in modo importante nei due giorni seguenti. E’ bene ricordare che, come riportato nelle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, non viene proposta una linea guida per la qualità dell’aria relativamente a diossine e furani, poiché l’esposizione per inalazione diretta costituisce solo una piccola proporzione dell’esposizione totale, generalmente inferiore al 5% di quanto l’uomo assume normalmente ogni giorno attraverso il cibo.
Gli IPA, altri inquinanti monitorati per
tutto il periodo emergenziale, non sono traccianti specifici delle combustioni
di un incendio. “Di conseguenza – spiegano dall’Arpa – le concentrazioni
osservate nel centro di Mariano nel corso dell’evento non possono essere
attribuite esclusivamente all’incendio e, in ogni caso, si sono attestate su
valori in linea con le rilevazioni medie effettuate nella zona tra la stagione
invernale e quella primaverile”.
Secondo il Circolo Ambiente Ilaria Alpi i dati vanno contestualizzati, “il
vento – confermano – ha contribuito a disperdere gli inquinanti”, si può quindi
ipotizzare che “siano stati trasportati nell’aria destinati poi a ricadere al
suolo a qualche chilometro di distanza”.