Uno scatolone con cinque plichi di reperti, uno dei quali aperto senza che ci fosse il verbale di apertura. L’ennesima notizia che riaccende ancora una volta l’attenzione sulla strage di Erba dell’11 dicembre 2006 è un documento inviato dal Tribunale di Como il 6 febbraio scorso a Fabio Schembri, difensore di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi condannati in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Raffaella Castagna, Youssef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini.
Il materiale è stato trovato durante una normale attività di sistemazione nell’ufficio corpi di reato del Palazzo di Giustizia di Como. <Il Tribunale ci ha comunicato che era stato trovato uno scatolone di reperti relativi alla strage di Erba e ci ha chiesto un parere – conferma il procuratore della Repubblica Nicola Piacente – Visto che questo materiale c’è, ho ritenuto opportuno dare indicazione affinché non venisse distrutto, a prescindere da quelle che erano state le decisioni precedenti della Corte sulla distruzione dei reperti. Così è stato fatto>.
La difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi aveva chiesto l’analisi di alcuni reperti della strage mai esaminati. Reperti che però sono stati distrutti l’estate scorsa, in concomitanza con la decisione della Corte di Cassazione proprio sulla richiesta di nuovi accertamenti. I coniugi condannati per la strage hanno anche presentato una denuncia contestando la distruzione dei reperti.
A sorpresa poi, il 6 febbraio scorso il Tribunale di Como ha comunicato a Fabio Schembri la notizia dello scatolone di reperti trovato nell’ufficio corpo di reati. La difesa dei coniugi Romano ora ha presentato una nuova istanza per chiedere di nuovo di poter effettuare accertamenti sul materiale appena trovato.
<Il materiale c’è è non sarà distrutto. E’ quindi a disposizione della difesa e chi di dovere valuterà eventuali istanze>, conclude Piacente. Nessun commento invece sul fatto, confermato, che una delle buste contenute nello scatolone era aperta. Solo poche settimane fa, al Tribunale di Como è arrivata anche la richiesta del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di consegnare tutti gli atti relativi all’indagine sul massacro dell’11 dicembre 2006. Dopo aver ricevuto quanto chiesto comunque, il Guardasigilli non ha fatto altri passi.