Sabato è stato il giorno degli interrogatori dei cinque ragazzini della baby gang di Como che sono stati arrestati e da mercoledì scorso sono in carcere al Beccaria. In queste ore, l’inchiesta riprende con gli interrogatori dei sei giovanissimi per i quali il giudice ha deciso l’affidamento in comunità. Toccherà poi infine ai cinque minorenni per i quali è stato disposto l’obbligo di permanenza in casa, senza contatti con persone diverse dai familiari.
Davanti al giudice, i primi cinque ragazzini sentiti hanno ammesso le loro responsabilità, si sono detti dispiaciuti, non hanno negato. Forse, è stata l’impressione emersa, hanno iniziato a rendersi conto della gravità dei fatti che li hanno visti protagonisti. Almeno per il momento restano comunque in carcere e non sono stati disposti alleggerimenti della misura restrittiva.
Toccherà ora agli altri componenti della baby gang rispondere alle domande del giudice. Le accuse contestate ai 17 giovanissimi fermati sono, a vario titolo, di rapina, estorsione, furto aggravato, ricettazione, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Da giugno a novembre, la banda aveva creato un clima di terrore a Como, in particolare tra i coetanei, vittime preferite dai baby delinquenti. Fermati più volte dalle forze dell’ordine, non esitavano ad insultare, prendere in giro e persino minacciare poliziotti e carabinieri.
I legali dei ragazzini affidati a una comunità e di quelli che hanno l’obbligo di dimora in casa, dopo gli interrogatori potrebbero presentare un’istanza per chiedere un alleggerimento della misura applicata o almeno, per iniziare, la possibilità per i giovanissimi di frequentare la scuola. I cinque in carcere invece, come hanno detto sabato scorso al giudice, stanno già seguendo le lezioni al Beccaria.