Pronto soccorso a ranghi ridotti di notte negli ospedali con meno di 100 pazienti al giorno nel reparto di emergenza. La novità, prevista dalle regole di esercizio 2019 della Regione, potrebbe mettere a rischio le attività nei presidi di Gravedona e Menaggio. “Altro che territorialità – è il grido d’allarme del responsabile sanità della Uil Massimo Coppia – Ancora una volta le scelte di carattere generale della regione Lombardia rischiano di avere gravi ricadute sui territori incolpevoli o su chi deve gestire la sanità pubblica”.
Una delibera approvata dalla Regione il 17 dicembre scorso prevede, tra le regole che disciplinano l’attività delle strutture sanitarie, “una riduzione del personale e di alcune attività nelle ore notturne nei reparti di emergenza che registrano meno di cento accessi al giorno”. Norme che potrebbero avere ripercussioni sui presidi di Menaggio e di Gravedona.
“Queste regole non tengono in alcun modo in considerazione la particolare morfologia e conformazione del nostro territorio – dice Coppia – Non vengono prese in considerazione le difficoltà di chi vive in montagna e nella zona del medio e Altolago, con strade proibitive e di difficili percorrenze”.
Il sindacalista invita la Regione a rivedere le regole per territori come quello lariano. “Come spesso accade Milano, anziché aiutare i territori con regole organizzative attente e con più personale medico e sanitario, adotta le regole della cosiddetta coperta corta. Auspico che sin da subito la regione risolva questa criticità, per scongiurare altri problemi per i cittadini e i lavoratori”.
“Le indicazioni regionali naturalmente non possono essere disattese – risponde il direttore generale dell’Asst Lariana Fabio Banfi – Per quanto riguarda il presidio di Menaggio, ospedale collocato in un’area particolare a livello geografico, nel 2018 gli accessi al pronto soccorso sono stati 10.300. In quel contesto il presidio si configura quale essenziale fattore di coesione sociale e territoriale. Nel valutarne il profilo di offerta risulta estremamente difficile non contemplare questo dato. La direzione generale Welfare e l’assessorato sono, ovviamente, per sensibilità istituzionale e per competenza i principali interlocutori al fine di ricercare un punto di equilibrio tra i bisogni sanitari espressi dal territorio e i più appropriati interventi da attuare sotto il profilo clinico e organizzativo”.