Oltre 200 creditori, ai quali il Casinò di Campione deve più di 70 milioni di euro.
Fallimento della casa da gioco: i conti sono stati rivelati in esclusiva, oggi, dal Corriere di Como, in un approfondimento firmato da Dario Campione.
I creditori accertati, scrive il quotidiano comasco, sono per il momento 212; 73,119 milioni di euro di debiti accertati e 8,332 milioni di euro di debiti “cancellati”.
Il fallimento della società di gestione del Casinò di Campione è racchiuso, al momento, in queste cifre. Le stesse che i curatori fallimentari nominati dal Tribunale di Como alla fine dello scorso mese di luglio – Elisabetta Brugnoni, Sandro Litigio e Giulia Pusterla – hanno elencato nella proposta di stato passivo consegnata ieri al giudice delegato Alessandro Petronzi. Un faldone di 43 pagine dal quale emergono alcune sorprese. Come la proposta dei curatori di non ammettere al privilegio i crediti vantati dal Comune di Campione d’Italia: 20,357 milioni di euro che sono stati dirottati al chirografo e potrebbero quindi non rientrare mai nelle case del municipio.
La seconda sorpresa riguarda il creditore più importante della società fallita: la Banca Popolare di Sondrio. L’istituto di credito valtellinese ha chiesto di potersi insinuare per 36,789 milioni di euro. I curatori hanno proposto al giudice di ammettere un credito di 35,979 milioni ma soltanto al chirografo. Questo significa che i soldi prestati alla società di gestione del Casinò non erano coperti da ipoteche né garantiti in altro modo. Una situazione che forse nessuno aveva previsto. Terza sorpresa: l’ex amministratore delegato della casa da gioco, Carlo Pagan vanta tuttora un credito di 198mila euro che i curatori hanno ammesso al privilegio. Ciò fa pensare che non tutta la liquidazione sia stata pagata a Pagan nel momento in cui questi ha lasciato il suo incarico di dirigente.
Il terzo maggior creditore della casa da gioco è l’Agenzia delle Entrate che ha chiesto di essere ammesso al fallimento per oltre 12 milioni di euro. I curatori hanno concesso al Fisco soltanto poco più della metà di quanto preteso (6,6 milioni).