Spiraglio per la Canepa, storica azienda tessile di San Fermo della Battaglia che attraversa una profonda crisi. Il tribunale fallimentare di Como ha emesso oggi un decreto che accoglie la richiesta di concordato preventivo “in bianco” richiesto dalla società, che ha 437 dipendenti. Il dottor Pasquale Borello è stato nominato pre-commissario giudiziale con compiti di vigilanza sull’attività della società.
In pratica, il tribunale ha concesso 120 giorni per poter mettere nero su bianco un piano finanziario definitivo per il rilancio dell’azienda. Un piano che verrà valutato nel corso di una udienza che è già stata fissata per il 13 maggio 2019. Sulla base di questo piano verranno poi decise le mosse future. In questo lasso di tempo, gli atti di straordinaria amministrazione dovranno essere autorizzati dal Tribunale.
Intanto la vicenda della Canepa spa arriva anche a Roma, sul tavolo del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio: «Ho presentato questa mattina un’interrogazione in commissione Attività produttive per sollecitare un intervento urgente del ministro dello Sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali, che affronti al più presto la situazione di grave crisi di Canepa – ha comunicato la deputata comasca del Partito Democratico, Chiara Braga – Ho chiesto al ministro Di Maio l’attivazione di un tavolo di crisi presso il Ministero per far fronte all’emergenza occupazionale che coinvolge gli oltre 400 lavoratori del Gruppo Canepa, per chiarire le motivazioni dell’ingiustificato e repentino cambiamento di strategia adottato a soli sette mesi dalla presentazione di un piano di rilancio aziendale che prevedeva 19 milioni di euro di investimenti a fronte di una riorganizzazione aziendale di 5 milioni».
«Sarà mia cura già in questi giorni – ha concluso la Braga – chiedere un incontro con la segreteria del ministro Di Maio. Non possiamo permetterci di perdere tempo perché con la crisi di Canepa il territorio comasco rischia di perdere una delle più importanti e innovative industrie della produzione serica di alta gamma, vanto e orgoglio del “Made in Como”, e di mettere in grave difficoltà il destino occupazionale e familiare dei lavoratori».