Sulla strage di Erba sembra non poter mai calare il sipario. Questa volta, a riaccendere i riflettori sull’efferato e brutale omicidio di quattro persone non è un’inchiesta giornalistica né un nuovo libro innocentista. Ad intervenire è il ministero della Giustizia, che ha chiesto alla procura di Como tutti gli atti dell’inchiesta sul massacro dell’11 dicembre 2006.
La richiesta è partita dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, esponente del Movimento Cinque Stelle ed è arrivata direttamente in Procura a Como. La domanda formale sarebbe arrivata circa due settimane fa. Sul motivo della domanda non sono trapelate informazioni particolari e il riserbo è totale. Senza dubbio però, la Procura del capoluogo lariano ha preso atto della richiesta e ha già provveduto a raccogliere la corposa documentazione e inviarla a Roma.
Sullo sviluppo imprevisto non ci sono al momento dichiarazioni ufficiali, ma certamente l’interessamento del ministero è una circostanza che non può passare inosservata. I faldoni dell’inchiesta, da Como sono arrivati sul tavolo del governo e al momento non ci sono informazioni su eventuali ulteriori passaggi.
L’inchiesta sulla strage Di Erba è chiusa da tempo e i responsabili, Olindo Romano e Rosa Bazzi, sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo. I ripetuti tentativi della difesa di riaprire il caso si sono risolti in un nulla di fatto. La Cassazione ha recentemente detto nuovamente no ad altre analisi sui reperti della strage, respingendo un ricorso dei legali dei responsabili del massacro.
La sera dell’11 dicembre 2006, in via Diaz, i coniugi hanno ucciso Raffaella Castagna, il figlioletto di due anni Youssef Marzouk, la mamma Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini, accorsa con il marito Mario Frigerio, ferito gravemente dai killer, per capire cosa stesse accadendo nell’appartamento di Raffaella.