Un giovane, irriconoscibile Benito Mussolini, registrato in realtà con il nome Benedetto, in una foto segnaletica della polizia svizzera, che lo aveva arrestato nel 1903 come agitatore politico. Il casellario giudiziario di un Sandro Pertini punito per la sua attività antifascista, le stragi degli anni Settanta, il sequestro di Aldo Moro. Poi, negli anni più recenti, i “pizzini” di Bernardo Provenzano, l’incendio doloso alla Città della Scienza, a Napoli, la sparatoria con l’uccisione del terrorista di Berlino Anis Amri.
L’Italia vista attraverso l’occhio della polizia scientifica, che per la prima volta si racconta attraverso la mostra “Frammenti di storia”, inaugurata oggi allo Spazio Culturale Antonio Ratti, a Como, in Largo Spallino. Un viaggio alla scoperta del lavoro di un reparto nato nel 1903 e in continua trasformazione grazie alle nuove tecnologie.
Dai vecchi schedari con le foto su carta ai primi identikit, realizzati solo grazie all’abilità dei ritrattisti, dalle prime polaroid fino alle immagini delle telecamere digitali, che permettono oggi, da un solo fotogramma, di identificare una persona da una banca dati con “immagazzinati” migliaia di volti. Dai primi strumenti per rilevare le impronte fino ai più moderni test effettuati nei laboratori di genetica. La mostra allestita in Largo Spallino consente di fare una carrellata degli strumenti a disposizione degli agenti della polizia scientifica, da apparecchi che sembrano preistoria fino a una ricostruzione 3D della scena del crimine. Tecnologie avanzate, al servizio dell’ordine e della sicurezza pubblica.
La mostra a Como, con ingresso gratuito, dopo la cerimonia inaugurale di oggi alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni civili e militari, rimarrà aperta fino al 9 dicembre dalle 10 alle 18.