La Ticosa è stata completamente ripulita da arbusti e sterpaglie. E nelle scorse ore, il sindaco di Como Mario Landriscina ha firmato l’ultimo atto tramite il quale il Comune di Como si riappropria dell’area dismessa.
Area che fino agli anni Ottanta ospitava l’enorme tintostamperia Ticosa, una megafabbrica che dava lavoro a centinaia di famiglie.
Quando il colosso venne chiuso, iniziò un rapido declino dell’area che portò la Ticosa a essere un esempio del degrado urbano. Edifici pericolanti, microcriminalità, sporcizia e incuria regnavano in un’area gigantesca a ridosso del centro cittadino.
Poi il Comune acquisì il complesso e, nel corso dell’amministrazione Bruni, venne progettato un nuovo quartiere, la cui costruzione – dopo la demolizione dei ruderi – venne affidata alla multinazionale olandese Multi, assegnataria dell’area.
Ma il progetto della nuova Ticosa, tra mutate condizioni di mercato, crisi, e mille altri fattori, non decollò. Non solo: la bonifica dell’area si rivelò più lunga, complessa e costosa del previsto. Il progetto, di fatto, naufragò e del nuovo quartiere non è mai stata posata nemmeno una singola pietra.
Molti comaschi sperano che in quell’enorme distesa di asfalto e arbusti possa almeno essere realizzato un posteggio, che risolverebbe in parte la cronica carenza di posti auto in città.
Ma prima il Comune deve riprendere possesso dell’area. L’assessore all’Urbanistica, Marco Butti, aveva definito un primo accordo con Multi per arrivare a una transazione extragiudiziale. Dopo la prima ratifica dalla giunta Landriscina, il passaggio in consiglio comunale aveva introdotto una modifica, ovvero un aggravio del 10% della caparra di 450mila euro, che Multi aveva lasciato al momento della firma. Il Comune di Como ha rinunciato ad escutere la fidejussione di 3 milioni di euro lasciata come garanzia dalla stessa Multi. Una procedura che si è conclusa oggi, con l’ultima firma necessaria. “Ora – ha detto il sindaco – potremo tornare a proporre progetti su quell’area”.