La scelta di chiudere il campo di via Regina avrà evidenti ripercussioni sui servizi per le persone senza dimora: ne sono convinti gli esponenti di numerose associazioni ed Enti al servizio della grave marginalità, tra i quali la Caritas, l’Opera Don Guanella, la Fondazione Somaschi e la parrocchia di Rebbio di don Giusto Della Valle, che insieme hanno scritto una lettera al sindaco di Como Mario Landriscina. Nella missiva si chiede che “il campo profughi di Via Regina non venga chiuso ma, pur ridimensionato in conseguenza delle modificate esigenze, venga convertito in luogo di accoglienza notturna per tutte le persone senza dimora della città, sostituendo il servizio “Emergenza freddo” di via Sirtori e le cosiddette “tende””. “Continueremmo – si legge nel documento – a garantire anche al campo, in una logica di sussidiarietà, l’apporto dei volontari e l’organizzazione del servizio. Se la situazione della città non è più quella dell’estate 2016, – spiegano le associazioni – è altrettanto vero che i respingimenti dalla Svizzera sono continui. Operatori e volontari dei nostri servizi incontrano ogni giorno nuove persone che chiedono di essere aiutate. La nostra è una città di confine ed è sempre stata luogo di passaggio per italiani e stranieri. Oggi inoltre, anche per i limiti evidenti delle politiche sull’immigrazione, il numero delle persone è aumentato, incrementando la popolazione dei senza dimora. Riteniamo che non si possa solo pensare di chiudere con continuità strutture, spazi e luoghi senza costruire delle alternative e non rispondere ad un grave bisogno della collettività”. Il Campo di via Regina è governativo e non dipende direttamente dall’amministrazione locale. Le associazioni comasche credono però fermamente che “questo elemento possa essere superato se esiste la volontà politica di risolvere un problema”.