Il sindaco di Laglio promuove il boicottaggio delle elezioni provinciali e si fa portavoce di una protesta, con l’invito agli amministratori locali a dire no alle elezioni del presidente della Provincia, in nome del diritto dei cittadini a scegliere i propri rappresentanti. Appello analogo anche dai consiglieri di Magreglio.
Il primo cittadino di Laglio Roberto Pozzi lancia una sorta di appello ai colleghi e invita tutti a non votare il prossimo 31 ottobre. «L’abolizione delle Province, prevista nell’ampio piano di riforme costituzionali poi bocciato dalla maggioranza dei cittadini, non è più all’ordine del giorno – ha scritto Pozzi sul suo profilo Facebook – Le Province rimangono in un limbo: né carne, né pesce, delegittimate e impoverite eppure ancora impegnate nell’erogazione di importanti servizi: scuole e strade in primis».
Pozzi ricorda come il 31 ottobre prossimo, il nuovo presidente della Provincia di Como sarà eletto dai soli consiglieri comunali e dai sindaci dei Comuni lariani. «Espropriando ancora una volta i cittadini di un loro sacrosanto diritto».
Le Province, aggiunge Pozzi, «devono tornare a esercitare nella pienezza dei loro poteri, dotate degli strumenti e delle risorse necessarie e a svolgere quel fondamentale ruolo di raccordo tra i Comuni e la Regione». Il sindaco di Laglio se la prende anche con il meccanismo del voto “ponderato”: «il voto di ciascun consigliere varrà in proporzione al numero dei cittadini rappresentati. Nel mio, come in tanti altri casi di piccoli Comuni: niente. Per questo non parteciperò, senza nulla togliere ai due candidati presidenti. Ridate ai cittadini il loro diritto di scegliere chi dovrà amministrare il territorio e ridate dignità piena alle Province», conclude Roberto Pozzi.
Un appello analogo è stato lanciato da tre consiglieri comunali di Magreglio: Paolo Ceruti, Donatella Selvini e Antonio Terragni. «I cittadini sono eliminati come elettori e ciò è grave, dal momento che gli stessi si sono pronunciati per il mantenimento delle Province quali enti a valenza costituzionale», dicono i tre consiglieri comunali.
L’invito a non votare soprattutto da parte di un sindaco non è mai proponibile. Ci sono altri modi per far valere le ragioni dei cittadini.
Se il referendum costituzionale del 2016 fosse stato valutato nel merito e non fosse stato oggetto di becere strumentalizzazioni, disinformazione e financo odio verso due politici in particolare, oggi non saremmo qui con il pastrocchio delle province.
Purtroppo il Paese è da tempo preda di convulsioni, artatamente indotte (si veda il caso del governo, di quel che sarebbe un governo nazionale…), alle quali a breve non si vede una salvifica via d’uscita.
Dire: che Dio ce la mandi buona, basterà?