Paratie, tangenziale di Como e varante della Tremezzina. Tre opere pubbliche diverse, con costi e finalità differenti, accomunate però dal rischio concreto di restare ferme al palo.
Partiamo dal lago.
La variante della Tremezzina è una sorta di rigore, magari non a porta vuota, ma pur sempre un rigore: se Anas non dovesse rispettare i tempi previsti per la realizzazione del progetto definitivo, che va concluso tassativamente entro il 31 dicembre, si rischierebbero di perdere i 220 milioni di euro stanziati dallo Stato.
Regione Lombardia cercherà di comprimere i tempi agendo nei confronti di Anas, ma se la questione non venisse risolta, sarebbe davvero un rigore calciato fuori dalla porta: i soldi, infatti, sono stati stanziati. L’opera costerà circa 300 milioni di euro, ma senza il rispetto dei tempi di progettazione i fondi rischiano di sfumare.
Capitolo due: la tangenziale di Como. Opera dal futuro decisamente più nebuloso. Due i fronti aperti: innanzitutto, la gratuità del primo lotto. Promessa da Maroni, confermata da Fontana e, fino ad ora, non applicata. ”Sarà necessario il rifinanziamento della società Pedemontana. Fino ad allora la società non potrà avere la sostenibilità economica per rinunciare alla cifra necessaria alla gratuità”, ha detto il governatore Fontana. Il secondo lotto della tangenziale, invece, è ancora inserito a pieno titolo nel libro dei sogni. Costerebbe tra i 670 e gli 800 milioni di euro, a seconda del progetto da sposare. E ancora lo Stato deve decidere se finanziarlo. Nel caso in cui ciò non avvenisse, ci si dovrebbe rivolgere ai privati .
Capitolo tre: le paratie antiesondazione. Capitolo spinoso, sul quale non pende solamente la complessità di un’eterna opera incompiuta, che dal 2008 intrappola il lungolago di Como, ma anche un processo in corso al Tribunale di Como. Un’inchiesta su alcuni appalti e lavori pubblici, tra i quali il lungolago di Como.
In settimana il pm Pasquale Addesso ha chiesto condanne severe per gli imputati e ha avanzato anche un’altra richiesta che potrebbe influire sulla prosecuzione dei lavori, ovvero la demolizione di parte delle opere già realizzate. Si tratta per adesso delle richieste dell’accusa, che dovranno essere vagliate dalla corte. Ma inevitabilmente questa ipotesi apre nuove incognite sul futuro del lungolago.
Regione Lombardia, a inizio mese, ha presentato un progetto per la ripresa e la conclusione dell’opera: se tutto andasse per il verso giusto, se la vicenda giudiziaria non interferisse in alcun modo con il cantiere, se nemmeno un bullone si inceppasse per tutta la durata dei lavori, il lungolago e le paratie verrebbero conclusi nel 2022.