Condanne severe per gli imputati, multe ma anche un’ulteriore richiesta che potrebbe avere effetti diretti sulla prosecuzione dei lavori sul lungolago, ovvero la demolizione di parte delle opere già realizzate. E’ quanto ha chiesto ieri il pubblico ministero Pasquale Addesso durante il maxi processo per presunte irregolarità nella gestione del cantiere infinito del lungolago e di altre opere pubbliche.
Si tratta al momento, è bene ribadirlo, delle richieste dell’accusa, che dovranno poi essere vagliate dalla corte. L’eventuale accoglimento di questa richiesta porterebbe però all’ordine di abbattimento di parte dei manufatti realizzati sul lungolago nell’ambito del cantiere delle paratie.
Il giorno dopo le richieste di condanna dei 12 imputati, i legali non nascondono la sorpresa.
<Non ho mai sentito richieste di condanne simili per questa tipologia di reati – dice il legale Edoardo Pacia – Queste pene sono state richieste per lo più in relazione a quelle opere che sono state fermate e ora vengono riproposte esattamente negli stessi termini da altri, con costi e tempi maggiori>. < Le richieste comportano anche la necessità della demolizione delle opere “abusive”, cioè di quasi tutto quello che è stato fatto in tutti questi anni – aggiunge – Se dovesse essere così il nuovo progetto non potrà probabilmente neppure partire>.
<L’eventuale demolizione di opere che erano provvisorie ma poi in parte sono diventate definitive perché utili sarebbe paradossale – dice Walter Gatti, uno dei legali difensori – Nel complesso, ci sono diversi elementi della ricostruzione che contesteremo. Alla luce del dibattimento, mi aspettavo che il pubblico ministero facesse retromarcia su qualche imputazione, al contrario invece ha caricato con pene severissime. Ricordiamo che parliamo di dirigenti e amministratori che han cercato di trovare soluzioni non facili>.
<Il magistrato ha svolto una requisitoria in linea con le indagini svolte e le prove introdotte nel processo – dice un altro legale, Elisabetta Di Matteo – E’ la prospettiva dell’accusa e come tale deve rimanere nell’ambito della dialettica processuale. Il mio assistito, Antonio Viola avrà modo nella discussione di prospettare ai giudici una visione dei fatti diversa da quella proposta dall’accusa>.