Nove imputati a processo in Tribunale a Como per gli episodi di violenza di stampo ‘ndranghetista che hanno coinvolto Cantù e in particolare la zona di piazza Garibaldi. L’Antimafia di Milano aveva indicato una decina di possibili parti lese, ma solo un ragazzo, un 22 picchiato a sangue con tre amici all’uscita di un locale si è costituito parte civile.
L’udienza si è aperta questa mattina in tribunale davanti al Collegio presieduto dal giudice Luciano Storaci. Dei nove imputati, otto sono in carcere e uno ai domiciliari. Uno ha scelto di non comparire in aula mentre gli altri erano presenti. L’accusa è rappresentata dal magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Sara Ombra.
Agli imputati viene contestata una serie di attività criminali che ruotarono attorno a piazza Garibaldi. Vessazioni che poterono contare, come scrivevano i magistrati meneghini nei giorni delle ordinanze di custodia cautelare, su «una condizione di assoggettamento e omertà che ne derivava dal territorio di riferimento» e che avevano come scopo «l’acquisizione e il controllo di attività economiche attraverso la commissione dei delitti contro il patrimonio e contro l’incolumità individuale» delle persone. Le stesse che tuttavia ieri mattina hanno scelto di non costituirsi parte civile nel processo.
Gli episodi contestati fanno riferimento al periodo tra l’ottobre del 2015, quando venne gambizzato in strada il nipote del boss a capo della Locale di Mariano Comense, ai primi giorni del mese di gennaio 2016. Pestaggi, «consumazioni non pagate», «atteggiamenti di prevaricazione», allontanamento di clienti, spari di colpi di arma da fuoco contro le auto. Tutti gli imputati sarebbero pronti a rispondere alle domande del pubblico ministero. Il processo è stato aggiornato a dicembre.