«Tutta la città chiedeva di trovare il più presto possibile il modo per ultimare il cantiere delle paratie. La perizia numero tre metteva tutti d’accordo. Avevamo l’esigenza di non fermare un cantiere complesso come quello del lungolago e di portare avanti l’opera nell’interesse di Como e dei comaschi». Nuova udienza, oggi in tribunale, nel processo per le paratie antiesondazione del Lago di Como. Ha parlato l’ex assessore all’Urbanistica del Comune, Lorenzo Spallino, che ha ripercorso i mesi difficili che portarono alla deliberazione di Anac con le note critiche alla variante numero tre. «Era una strada che metteva tutti d’accordo, compresa Regione Lombardia – ha detto l’ex assessore – Si scelse questa via dopo un incontro del tavolo delle competitività del luglio 2012. La strada portava ad una riduzione delle opere. Si decise dunque di valutare questa alternativa progettuale. Chi individuò questo strumento come quello idoneo? Non me lo ricordo, ma eravamo costantemente informati dal sindaco di quello che avveniva». Ha parlato anche Mauro Frangi, all’epoca coordinatore del tavolo delle competitività: «Le paratie erano divenute un danno per l’immagine della città. Il sistema produttivo legato al turismo soffriva di questa situazione. Il tavolo delle competitività chiese dunque di intervenire in modo urgente e definitivo. Il sindaco ci aggiornava costantemente di quello che accadeva. A noi interessava risolvere il problema nel più breve tempo possibile attraverso lo strumento che la giunta avrebbe individuato come il più idoneo».