Dopo il naufragio del tentativo di governo Lega-Movimento 5 Stelle, dovuto allo stop di Mattarella a Savona ministro dell’Economia, leghisti e pentastellati si scagliano contro il Presidente della Repubblica.
Non solo attacchi sui social network, anche un tentativo di affondo simbolico e istituzionale: la richiesta di rimuovere la foto di Sergio Mattarella dagli uffici pubblici.
“Dopo aver ascoltato l’intervento del Presidente della Repubblica e preso atto delle preoccupanti e antidemocratiche decisioni assunte condivido con voi la richiesta del collega On. Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda – scrive su Facebook Eugenio Zoffili, deputato erbese – Come capogruppo della Lega chiederò ufficialmente a chi di competenza in Municipio a Erba di disporre la rimozione delle foto del Presidente Mattarella presenti negli uffici comunali”.
Veronica Airoldi stamane ha detto di non aver ancora ricevuto richieste ufficiali ma ha comunque reagito in modo tiepido all’iniziativa che, ha commentato il sindaco di Erba, “non risolverebbe comunque una situazione politica molto difficile”.
La proposta simbolica della Lega scatena però una dura reazione del Pd.
“Zoffili e Locatelli – attacca la deputata Dem Chiara Braga, riferendosi al parlamentare erbese e ad Alessandra Locatelli, vicesindaco di Como e deputata leghista – chiedono la rimozione delle foto del Presidente della Repubblica dagli uffici comunali: si vergognino delle loro parole e piuttosto spieghino perché hanno bocciato al Ministero dell’Economia il loro vicesegretario nazionale Giancarlo Giorgetti”.
Stefano Fanetti, Patrizia Lissi e Gabriele Guarisco, consiglieri comunali di Como del Pd, annunciano una preliminare in consiglio e rincarano la dose: “L’assurda proposta dei parlamentari leghisti, uno dei quali è vicesindaco a Como, è un gesto vile e inqualificabile”, dicono.
“Sgomento per la censura nei confronti del Presidente della Repubblica” si dice infine Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd. “v
Ma davvero qualcuno dotato di un minimo di materia grigia può avere pensato che Lega e Cinquestelle volessero mettere in piedi un governo insieme?
Volete la prova del 9 di quel che dico?
Pensate solo questo: nel programma dei due partiti erano previste spese per 108 miliardi di euro, a fonte di coperture di soli 0,5 miliardi di euro.
Dunque, mancavano “solo” 107,5 miliardi di euro.
Spiccioli, non c’è che dire.
Lega e Cinquestelle, ne sono convinto, hanno ripetutamente cercato l’incidente istituzionale per poi potere addossare la colpa del mancato governo al presidente della repubblica.
E cercare di capitalizzare voti in una perenne campagna elettorale mai terminata.
Prima designano Conte, un tecnico (e si erano sempre scagliati contro i tecnici), uno piovuto direttamente da Marte e con un curriculum piuttosto aggiustato.
Forse sperando proprio che Mattarella lo avrebbe bloccato.
Non essendo andata come sperato su quel fronte, mettono uno come Savona, a capo dell’Economia, un pescecane della finanza più speculativa: gestisce infatti un hedge fund, un fondo avvoltoio.
Chi si ricorda di Mardoff?
Ecco anche quello operava attraverso un hedge fund.
In più, Savona, da vecchio, si è convertito alla dottrina no UE e no Euro.
Va da sè, che un tipo simile non poteva essere accettato da un presidente della repubblica serio e responsabile come Mattarella.
Infine, come era facile prevedere, Cinquestelle e Lega si sono messi a recitare la parte delle vittime, incolpando il presidente della repubblica di ogni crimine, compreso l’alto tradimento.
Il senso del ridicolo evidentemente non fa parte di questi due schieramenti.
Infine, l’affermazione della Locatelli, vicesindaco di una città come Como, non certo un piccolo comune sperduto nella Val Brembana, secondo cui bisogna togliere l’effige di Mattarella dagli uffici pubblici è un’affermazione eversiva.
Da rispedire al mittente.
Ma non solo.
Chi di competenza se ne occupi.
Bisogna farla finita di essere tolleranti con gli intolleranti.