I mandanti, gli esecutori materiali, gli intermediari, i responsabili degli atti persecutori. Dopo la sentenza della Corte d’Assise di Como di ieri, gli inquirenti sono convinti di aver chiuso definitivamente il cerchio sul caso dell’architetto Alfio Vittorio Molteni, il professionista di Carugo vittima di una serie di atti intimidatori culminati, il 14 ottobre 2015, in un agguato mortale.
Un caso complesso, come ha confermato ieri il procuratore generale di Como Nicola Piacente, che ha parlato di <una vicenda con profili di complessità che inizialmente avevano indotto anche a qualche prospettato pessimismo sull’effettiva soluzione>.
Complessivamente, sono undici le persone coinvolte a vario titolo nell’indagine e dieci quelle condannate almeno in primo grado. Uno degli indagati, Salvatore Crisopulli, accusato di aver partecipato ad alcuni atti persecutori, è deceduto.
L’inchiesta è stata coordinata dal sostituto procuratore Pasquale Addesso. Per l’accusa, i mandanti delle intimidazioni e dell’omicidio sono la moglie della vittima, Daniela Rho, condannata a vent’anni con rito abbreviato e il suo amante Alberto Brivio, al quale la Corte d’Assise ha inflitto la pena dell’ergastolo. Carcere a vita anche per uno dei presunti esecutori materiali, Vincenzo Scovazzo. All’agguato mortale avrebbero partecipato anche Michele Crisopulli, condannato in Appello a 14 anni e 8 mesi e Giuseppe de Martino, al quale in abbreviato è stata inflitta la stessa pena. L’intermediario tra i killer e i mandanti sarebbe invece l’ex guardia giurata Luigi Rugolo, condannato a 19 anni in primo e secondo grado.
La Corte d’Assise ha condannato a 5 anni l’investigatore privato Giovanni Terenghi, accusato di un ruolo negli atti persecutori nei confronti della vittima. Infine, sul banco degli imputati sono finiti Luigi Federico e Giovanni Vizzì, che per l’accusa hanno rubato l’auto usata poi per l’agguato a Carugo e Stefano Posca, che avrebbe bruciato la macchina di Molteni dopo il delitto.