Il franco è sempre più debole. L’euro, sempre più forte. Un’oscillazione che, a cavallo del confine, viene costantemente monitorata.
A Como migliaia di cittadini seguono da vicino le fluttuazioni del cambio, pur non essendo bancari o finanzieri. Ogni giorno infatti oltre 20mila comaschi passano il confine per lavorare oltreconfine: ventimila cittadini che ogni mese incassano uno stipendio in franchi, il cui valore ovviamente è condizionato dal rapporto tra la moneta svizzera e la moneta unica europea.
Fino al 15 gennaio del 2015, il tasso di cambio franco ed euro era fissato dalla Banca Nazionale Svizzera: un franco e venti per un euro. Poi, la banca elvetica decise di eliminare la soglia di cambio, ed euro e franco sfiorarono la parità.
Ora, la tendenza è un indebolimento del franco, tornato quasi alla soglia di cambio del 2015: ieri un euroha toccato quota 1,188 franchi, il record dall’abolizione della soglia.
Cosa cambia, nella vita quotidiana? Più il franco si indebolisce, meno valgono gli stipendi dei frontalieri. Un esempio: con il cambio a 1.188, 3mila franchi sono 2525 euro. Se il corso franco/euro arrivasse – come gli analisti ipotizzano – a 1.2, lo stesso stipendio mensile varrebbe circa 25 euro in meno.
Con un franco debole, poi, comprare in Svizzera per gli italiani diventa relativamente più conveniente – pensiamo, ad esempio, al pieno di benzina; al contrario, si assottiglia per gli svizzeri la convenienza nel fare shopping in Italia.