Colpevoli per l’accusa, che ha chiesto l’ergastolo, innocenti per la difesa, che ha risposto invocando l’assoluzione per Alberto Brivio e Vincenzo Scovazzo, i due principali imputati del processo in Corte d’Assise per l’omicidio di Alfio Vittorio Molteni, l’architetto ucciso a Carugo il 14 ottobre 2015.
Il primo, Brivio, è il commercialista amante della moglie della vittima, accusato con la donna, già condannata in primo grado a vent’anni, di essere il mandante del delitto. Il secondo, Scovazzo, è uno dei presunti esecutori materiali dell’agguato mortale.
Alberto Brivio oggi ha chiesto la parola in aula per ribadire ancora una volta la sua innocenza. “Ho dei valori – ha detto – I miei obiettivi nella vita erano una professione e una famiglia, questo volevo”, oltre a sottolineare che lui era ricco di famiglia e non aveva bisogno dei soldi di Daniela Rho. Il commercialista ha ribadito la linea difensiva sempre sostenuta, ovvero che la colpa di tutto è da attribuire alla famiglia Rho, prima di tutto a Daniela, che ha definito “una bambina viziata”.
Il legale difensore di Brivio, Aldo Turconi, ha sostenuto questa ipotesi difensiva, concludendo con la richiesta di assoluzione del suo assistito con formula piena.
Stessa richiesta per il presunto esecutore materiale. Vincenzo Scovazzo in apertura di udienza ha rilasciato dichiarazioni spontanee: “Sono innocente – ha detto guardando la corte – Non ho precedenti di reati così violenti. Con questo delitto non c’entro”. E’ toccato poi al suo legale, Luca Valaguzza, in un’arringa di quattro ore, sostenere questa tesi con quelli che lo stesso difensore ha definito “un diluvio di elementi a supporto della nostra tesi”. In sintesi, l’ipotesi sostenuta dalla difesa è l’assoluta assenza di Vincenzo Scovazzo dalla scena del delitto. I quattro uomini sulle due macchine usate per l’agguato, per Valaguzza erano “le due coppie fisse, i soci Luigi Rugolo e Giuseppe De Martino e Michele Crisopulli con Stefano Posca”, tutti già coinvolti in altri processi per gli atti persecutori e il delitto. Il legale ha chiesto alla corte di “assolvere con formula piena Vincenzo Scovazzo per non aver commesso il fatto o, in subordine, con la formula dubitativa”.
L’ora della verità arriverà tra sette giorni. Venerdì prossimo, la corte si riunirà in camera di consiglio e, con ogni probabilità uscirà in giornata con un verdetto.