La ex moglie e il figlio maggiore, il padre e il fratello ma anche le due figlie minorenni nate dal matrimonio con Daniela Rho. I familiari di Alfio Vittorio Molteni, l’architetto ucciso a Carugo nell’ottobre del 2015 hanno chiesto un risarcimento danni per complessivi otto milioni di euro.
Le richieste delle parti civili sono state formalizzate oggi nel processo in Corte d’Assise per l’omicidio dell’architetto Molteni. Sul banco degli imputati Alberto Brivio, il commercialista amante di Daniela Rho, la moglie della vittima già condannata a 20 anni in primo grado, Vincenzo Scovazzo, presunto esecutore materiale del delitto e Giovanni Terenghi, l’investigatore privato accusato di aver avuto un ruolo negli atti intimidatori.
I legali hanno chiesto un risarcimento di 1 milione per il padre e il fratello della vittima, di 3 milioni di euro e di 500 mila euro per il figlio e l’ex moglie di Molteni e di 1 milione e 700 mila euro di provvisionale per le due figlie minorenni avute dalla Rho, rappresentate dal curatore speciale. Il totale sfiora dunque gli 8 milioni di euro.
Dure le accuse delle parti civili. Ivana Anomali, legale del padre e del fratello di Molteni ha detto: <Alfio Molteni era una persona normale, un buon papà, un buon figlio e anche un buon fratello. Il quadro che esce della moglie invece è di una donna che pensava di dominare tutto con i suoi soldi. Accanto aveva Brivio, ambizioso, caparbio, ma anche freddo e calcolatore. Nessuno ha mai chiesto scusa ai miei assistiti. Il padre ancora oggi chiede il motivo dell’uccisione di suo figlio, ma un motivo non c’è. Per questo gli imputati, due menti diaboliche e criminali, meritano una punizione esemplare anche dal punto di vista del risarcimento>.
Dopo le parti civili, la parola è passata alle difese degli imputati, ad iniziare dall’avvocato Paolo Camporini, legale di Terenghi. <Non è stata provata la sua consapevolezza in quanto stava avvenendo – ha detto – Senza consapevolezza tutte le sue condotte non sono punibili. Terenghi si differenzia da tutti in quest’aula, perché stava svolgendo il proprio lavoro, una professione complicata ma autorizzata. Servono prove, non indizi>. Venerdì prossimo parleranno i difensori di Scovazzo e Brivio.