Il traffico commerciale, spesso, è legato all’andamento economico di una regione o di un’area. Perciò la diminuzione del transito di camion nel Comasco, elemento pur positivo sotto il profilo ambientale, potrebbe non essere un buon segnale sotto il profilo economico.
Secondo uno studio della Cgia Mestre, l’associazione veneta delle piccole e medie imprese, i mezzi pesanti che circolano sull’asse dell’Autolaghi (A8 e A9) sono calati tra il 2007 e il 2017 del 12,9%. Una flessione in linea con la media del numero di veicoli teorici sul totale delle autostrade (-12,1%). Si parla di veicoli teorici perché sono quelli che percorrono tutta l’autostrada, ovvero il rapporto tra i veicoli per chilometro e la lunghezza dell’autostrada. I Tir teorici in un giorno medio sono passati dai quasi 14mila del primo semestre del 2007 a poco più dì 12mila. Un valore che ha fatto scendere la direttrice che taglia il territorio Comasco, dal Milanese, verso la Svizzera al 12° posto in Italia per il valore del traffico pesante. La graduatoria viene dominata dai due tronconi della A4, ovvero la Brescia-Padova e la Milano-Brescia. Il Comasco però non ha alleggerito la morsa del traffico pesante. Lo studio della Cgia analizza anche i veicoli “effettivi”, ovvero camion, motrici e autotreni che entrano sull’A8 e la A9, pur non percorrendola fino al confine. L’arteria comasco-varesina diventa in questo caso la 7ª in Italia con oltre 42mila veicoli. A livello nazionale il calo dei mezzi pesanti è maggiore nell’Italia del Nordovest rispetto a quella del Nordest. Secondo la Cgia Mestre la differenza è generata anche dalla migliore rete ferroviaria tra Torino, Milano e Genova rispetto al resto del Paese, ma indica come il Nordest sia diventato – testuali parole – “il vero motore economico del Paese”.