Un ateneo in espansione, che richiede nuovi spazi per gli studenti in arrivo a Como. Questo il presente e il futuro dell’Insubria. «È naturale per un’università in crescita guardarsi intorno e capire dove potersi espandere – spiega il rettore Alberto Coen Porisini – Qui a Como la strada è segnata e punta agli spazi lasciati liberi dal Politecnico in via Castelnuovo e in via Valleggio, sui quali stiamo lavorando già da tempo con buoni risultati». Se dunque fino a poco tempo fa, quando si ipotizzava un ampliamento dell’ateneo si discuteva, tra le varie ipotesi, anche di un suggestivo recupero della Santarella o di altri luoghi, adesso, da quando il Politecnico ha chiuso i battenti, l’obiettivo è uno solo. «Entro breve firmeremo con la Provincia di Como, che ne detiene la proprietà, una nuova convenzione per l’uso degli spazi in via Castelnuovo, così da poter utilizzare, oltre alle nostre, anche le strutture e le aule che in passato venivano utilizzate dagli studenti del Politecnico. L’operazione si chiuderà entro poco», spiega il rettore. Come noto lo scorso dicembre il Senato accademico del Politecnico di Milano ha deciso di non accettare più nuovi iscritti per la sede lariana per il corso di laurea in ingegneria informatica, l’unico ciclo di studi completo rimasto ancora attivo nel capoluogo lariano. Gli studenti già iscritti potranno completare il ciclo di studi, ma non ci saranno più nuove matricole e dunque non ci sarà futuro per l’università a Como. Una conferma dell’operazione di via Castelnuovo arriva dal presidente della Provincia, Mari Rita Livio. «Gli uffici ci stanno lavorando da tempo – spiega – Non ci vorrà molto a chiudere. Bisogna solo prevedere alcuni interventi di ristrutturazione e messa in sicurezza per degli spazi del politecnico. Comunque è cosa fatta. L’Insubria vedrà rinnovata l’attuale convenzione con in aggiunta anche l’uso di questi locali. Il tutto a una cifra simbolica». Nel frattempo sempre l’Insubria sta lavorando per occupare quanto lasciato libero dal Politecnico in via Valleggio. «In questo caso – conclude il rettore – ci vorrà più tempo anche se siamo già attivi anche in questa seconda direzione. Essendo aree di proprietà, dove sono coinvolti più soggetti abbiamo innanzitutto chiesto all’Agenzia delle Entrate di fare una stima del valore immobiliare per poterci poi muovere con tutte le dovute informazioni».