“Penso di essere stato arrestato ingiustamente? Sì”. Tribunale di Como, maxi processo appalti e paratie. Deposizione a tratti drammatica per Pietro Gilardoni, ex dirigente del settore Reti di Palazzo Cernezzi arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulle paratie antiesondazione del Lago di Como e su tutta una serie di appalti e opere pubbliche.
Ore ed ore di esame e controesame. “Mai avrei pensato di ricevere una ordinanza di custodia cautelare e di fare questa esperienza – ha detto Gilardoni – Decisi io di rispondere alle domande del gip, pensavo che in poche ore sarei andato ai domiciliari. Volevo spiegare punto per punto quello che mi veniva contestato. In carcere invece sono rimasto 62 giorni. Fui svegliato la mattina alle 5.30, mi perquisirono. Non avevo capito che mi stavano arrestando. Lo capii quando un maresciallo della Finanza mi disse di preparare i miei effetti personali. Mi hanno ammanettato, è stato tutto un po’ esagerato, ma credo che sia la prassi, che ci siano regolamenti. Sì – è la chiosa delll’ex dirigente – ritengo di essere stato arrestato ingiustamente”.
Gilardoni in precedenza aveva di nuovo risposto, a lungo, alle domande del pubblico ministero. Ammettendo anche «ingenuità» nell’aver accettato un lavoro a San Giuliano Milanese trovato da un imprenditore che in precedenza, sostiene l’accusa, aveva tentato di “addolcirlo” per ottenere l’allargamento di Salita Peltrera. “Non mi passò nemmeno per la testa che potesse essere interpretato dalla Procura come una utilità che mi veniva offerta. Il lavoro mi intrigava, era difficile e stimolante, non era in conflitto con quanto stavo facendo in Comune e decisi di accettarlo, tutto qui”.
Il pm ha contestato a Gilardoni anche di aver consegnato una lista a un imprenditore che conteneva i nomi delle ditte invitate per i lavori di via Garibaldi e piazza Volta: “Fu una rivelazione di segreti d’ufficio”, ha tuonato l’accusa. “Si, ho consegnato quella lista – ha ammesso Gilardoni – Ho fatto una stupidaggine, una sciocchezza, ma l’imprenditore mi pressava e volevo levarmelo di torno. Il mio comportamento non so se fu un reato, di certo non portò alcun beneficio all’imprenditore e non arrecò alcun danno al comune”.