“L’uscita del Politecnico di Milano da Como è un problema per la città ma un’opportunità per noi”. Parole di Alberto Coen Porisini, rettore dell’Università dell’Insubria di Como e Varese. Quest’anno è toccato alla Città Giardino ospitare la cerimonia di apertura dell’anno accademico. Il rettore, in chiusura del suo intervento, ha parlato delle prospettive future dell’ateneo. A partire dai numeri, che devono crescere. “La dimensione ideale di un Ateneo è attorno ai 15.000 studenti – ha detto Coen Porisini – Per crescere è necessario ampliare l’offerta formativa, e stiamo lavorando affinché dal prossimo anno accademico possano partire due nuove iniziative, un corso di laurea triennale e uno magistrale. Accanto all’offerta formativa – ha aggiunto il rettore – è necessario aumentare il personale docente e non docente, sia per rispondere alle nuove esigenze, sia per rafforzare quelle esistenti; è necessario aumentare le infrastrutture, in particolare le aule, i laboratori didattici, gli spazi di socializzazione per gli studenti”.
Coen Porisini ha parlato poi di “opportunità di sviluppo uniche”, tra le quali l’ingresso dell’Asst Lariana nel polo formativo di Medicina e l’uscita del Politecnico di Milano da Como, un “problema per la città e un’opportunità di crescita per l’Insubria”.
Non mancano, però, alcuni rischi. In primis l’assenza di risorse: “Se gli investimenti a livello nazionale sul sistema universitario non aumentano, non avremo le risorse economiche e umane necessarie – ha detto il rettore – Il secondo rischio è dato dalle eccessive aspettative confrontate con i tempi necessariamente lunghi della realizzazione degli interventi. Realizzare opere edili è diventata una “mission impossible”: ci vuole più tempo ad aprire un cantiere che a costruire l’opera”.
Il rettore ha individuato altre due opportunità differenti: la ricerca, per “innescare un circolo virtuoso che non può che partire dal reclutamento”, e la multidisciplinarietà. “L’Università degli Studi dell’Insubria è nata come università multidisciplinare. Il rischio – ha concluso Alberto Coen Porisini – è che in un contesto di risorse limitate ci sia la tentazione di ritenere che l’ateneo si debba specializzare, dissipando così il patrimonio accumulato in questi anni”.