Salita Peltrera e l’accusa di corruzione al centro dell’udienza di oggi del processo per le presunte irregolarità nella gestione del cantiere delle paratie e di altre opere in città, tra le quali appunto un intervento per un allargamento della strada in Salita Peltrera.
I lavori nella piccola strada, nell’ambito delle indagini sui presunti reati sul lungolago, sono finiti tra i capi di imputazione a carico di Antonio Viola e Pietro Gilardoni, i due dirigenti che si sono avvicendati nel settore Reti di palazzo Cernezzi. Secondo l’accusa, avrebbero favorito un privato che voleva sistemare una casa dismessa a svantaggio del proprietario dei terreni interessati dall’allargamento della strada, necessario per raggiungere il punto dei lavori.
Una pratica che si trascina da 30 anni. L’avvocato di Viola, Elisabetta Di Matteo, ha depositato un atto di giunta del 30 marzo 1990, quando venne deliberato un contributo da 100 milioni di lire a favore di un comitato di cittadini per l’allargamento di Salita Peltrera, «opera mai realizzata», come ha precisato una geometra comunale.
In aula anche la testimonianza di Giuseppe Cosenza, un altro ex dirigente comunale. «Io non avevo dato parere favorevole sulla pratica di Salita Peltrera – ha ricordato – La concessione rilasciata presentava profili di dubbio>. Cosenza ha poi risposto anche alle domande sulla vicenda delle paratie. «Il sindaco Lucini era preoccupato per la sostituzione di Viola – ha testimoniato in aula – Mi chiese con chi poteva sostituirlo e io proposi un nome. L’ingegnere che indicai però mi chiese dei documenti che consultò e poi non accettò>.