La notizia era nell’aria – o meglio, sulle testate di tutta Italia – da almeno 24 ore. Stamattina la conferma del diretto interessato: “Non mi ricandiderò alla guida della Regione Lombardia”, ha detto il governatore Roberto Maroni.
Il candidato presidente del centrodestra sarà Attilio Fontana, già sindaco di Varese.
L’addio di Maroni alla politica – almeno alla politica regionale – lascia alcuni interrogativi aperti, in particolare a Como. Problemi che il nuovo presidente della Lombardia – qualunque esso sia, di qualsiasi schieramento politico – dovrà risolvere.
Uno su tutti, le paratie antiesondazione del lungolago di Como, l’eterno e costosissimo cantiere i cui sviluppi, per ora, si vedono solamente nelle aule del Tribunale.
Inchieste e processi a parte, le paratie hanno rappresentato uno snodo politico. Prima il tentativo fallito di sbloccare l’opera da pare dell’ex amministrazione cittadina di centrosinistra, poi la decisione di Regione Lombardia di prendere le chiavi del cantiere, esponendosi così a una responsabilità politica diretta sul futuro delle paratie.
Maroni negli ultimi mesi è arrivato a Como spesso, proprio sul cantiere delle paratie. Ha restituito la vista del lago ai comaschi smantellando l’area di cantiere, ma i lavori non sono ancora ripartiti. E sulla questione del futuro del lungolago il governatore ha più volte speso parole, garantendo l’impegno di Regione Lombardia.
Così come le ha spese sulla tangenziale di Como. Sulla gratuità del primo lotto – per ora ancora a pagamento – e sul completamento dell’infrastruttura con il secondo lotto.
Maroni ora si è sfilato – “decisione personale presa in autonomia”, dice – lasciando nelle mani del suo successore le risposte a problemi che i comaschi, adesso, si aspettano comunque vengano risolti dai piani alti di Palazzo Lombardia.
Nella foto: Maroni sul cantiere delle paratie di Como