«O c’è malafede oppure chi si occupa di queste procedure non è in grado di farlo. Ora la situazione si complica. Speriamo che l’incontro in Unioncamere a Roma possa fare luce sul futuro e non si sprechi il lavoro fatto fino ad oggi».
A parlare senza nascondere l’amarezza è Ambrogio Taborelli, presidente della Camera di Commercio di Como dopo la doccia fredda arrivata ieri. Ovvero dopo lo stop, a un passo dal traguardo, all’accorpamento tra gli enti camerali di Como e Lecco. La Corte Costituzionale ha infatti bloccato la riforma delle Camere di Commercio. Questo perché prima di decidere come accorpare le Camere di Commercio e, soprattutto, quali enti cancellare, il governo avrebbe dovuto sedersi a un tavolo con le Regioni. Cosa che non è stata fatta e che rende praticamente nullo il decreto attuativo emanato ad agosto, quello cioè che stabiliva la cancellazione di 45 Camere di Commercio e la contemporanea nascita di 18 nuovi enti. «Mi domando perché se la legge prevede questa condivisione, non ci sia stata. È incredibile ritrovarci a zero per un qualcosa che andava fatto. Perché i funzionari preposti non si sono premuniti di portare a compimento il procedimento? Ora inoltre dobbiamo anche capire come poter far ripartire il progetto». Senza dimenticare un passaggio fondamentale e imminente. «Quello che più fa riflettere è che ormai il governo è in scadenza. Ci saranno le elezioni e non vorremmo che questo stop influisse negativamente sui tempi di realizzazione del programma per la nascita dell’ente camerale Como-Lecco», conclude sempre Ambrogio Taborelli.