Parola alla difesa oggi nel processo per l’omicidio dell’architetto Alfio Molteni, ucciso due anni fa davanti alla sua casa di Carugo. I legali del commercialista Alberto Brivio, accusato di aver orchestrato la serie di atti intimidatori sfociati nel delitto assieme con la moglie della vittima e sua amante Daniela Rho, hanno fatto il controesame al colonnello dei Ros Paolo Vincenzoni, che ha condotto le indagini.
Per l’accusa, l’obiettivo di Brivio e Rho era screditare Molteni e fare in modo che gli fosse tolta la possibilità di vedere le figlie. Una tesi sempre smentita dal commercialista, che nega anche la relazione con la moglie della vittima.
Nel corso del controesame il legale Aldo Turconi ha portato alla luce una segnalazione che poche ore dopo l’omicidio giunse in procura a Como e che portava la firma dell’Osservatorio Antimafia “Peppino Impastato” di Monza e Brianza. Mail in cui venivano segnalati rapporti di lavoro tra la vittima e un imprenditore ritenuto vicino alla cosca di ‘ndrangheta dei Mancuso. <Abbiamo indagato in tutte le direzioni – ha replicato il colonnello dei Ros – e non sono emerse vicinanze con la criminalità organizzata, tanto meno con la ‘ndrangheta>.
L’attenzione si è poi spostata sulla famiglia della Rho che secondo la difesa di Brivio aveva un contenzioso civile aperto con Molteni e anche motivi di astio con l’architetto. <Se i familiari della Rho non sono in questo processo è perché la pubblica accusa ha ritenuto che non ci fossero gli elementi per vederli seduti in aula>, ha chiosato però il pubblico ministero Pasquale Addesso, titolare del fascicolo.
A processo, oltre a Brivio, ci sono Vincenzo Scovazzo, presunto esecutore materiale e l’investigatore privato Giovanni Terenghi a cui non viene contestato il delitto ma un ruolo negli atti persecutori. Daniela Rho non è tra gli imputati in questo processo perché ha scelto di essere giudicata con il rito Abbreviato, ed è già stata sentita dal pubblico ministero con la formula dell’incidente probatorio.