E’ stato rinviato a giudizio Michele Egli, il 43enne accusato dell’omicidio di Nadia Arcudi, la maestra svizzera di 35 anni uccisa nella sua abitazione di Stabio il 14 ottobre del 2016. Il presunto omicida aveva poi caricato in macchina il cadavere della donna e lo aveva abbandonato in un bosco di Rodero, nel comasco, dove era stato ritrovato due giorni dopo da una donna che stava facendo un’escursione a cavallo.
Ieri, come comunicato dal ministero pubblico elvetico, la procuratrice Pamela Pedretti ha firmato il rinvio a giudizio davanti alla Corte delle Assise criminali di Mendrisio. Michele Egli, cognato della vittima, è accusato di assassinio e turbamento della pace dei defunti, reati previsti dal codice svizzero.
Dopo il ritrovamento del cadavere e l’identificazione della vittima, le indagini erano state condotte in modo congiunto dagli inquirenti comaschi e ticinesi. La svolta era arrivata pochi giorni dopo il delitto con l’arresto del cognato, rimasto poi l’unico indagato. Il movente del delitto, secondo quanto ricostruito dagli investigatori sarebbe economico.
Michele Egli, informatico di 43 anni, collaboratore della Supsi, l’università della Svizzera italiana, era stato fermato al valico del Gaggiolo, mentre rientrava in Svizzera dall’Italia, dove aveva partecipato a un funerale.
Il cognato della vittima dovrà rispondere anche dell’accusa di ripetuta appropriazione indebita e di falsità in documenti perché avrebbe sottratto alle casse della Supsi una cifra di almeno 260 mila franchi e di truffa per una raccolta fondi di 5 mila franchi.