Le domande, i perché e le recriminazioni restano fuori dalla Chiesa del Crocifisso. Dentro la basilica, attorno alle bare bianche c’è spazio solo per il silenzio e le lacrime. <La città si stringe attorno a quattro bare di bambini vittime innocenti>, dice monsignor Carlo Calori, che parla in rappresentanza della Diocesi di Como. <Tacciano in questo momento le domande che si sono intrecciate con angoscia in queste ore. Cosa è mancato in termini di cura, di vicinanza, di custodia? Si poteva evitare? Ora si dia spazio al silenzio, alla preghiera, alla vicinanza affettuosa a questa mamma>.
<La morte di questi bambini ha causato un soprassalto di coscienza in tutti noi – continua il sacerdote – ci ha svelato i nostri limiti. Ognuno ha la responsabilità dei suoi fratelli. Affidiamo queste creature all’abbraccio di Gesù. Questa tragedia ci aiuti, ci faccia trasformare il nostro smarrimento in una crescita di umanità>.
Dalla chiesa del Crocifisso, il dolore e il lutto si allargano all’intera città.
Le istituzioni sono presenti al completo, si stringono intorno alla mamma dei bambini. La presenza di Como e dei comaschi si vede e si sente. E’ nelle lacrime, negli abbracci, nei silenzi, negli occhi lucidi. E nell’ultimo, lungo applauso che saluta e accompagna nel loro ultimo viaggio Siff, Saphiria, Soraya e Sophia.