Lo sciopero è rientrato. Oggi – dice la società – i giocatori della pallacanestro Cantù si sono allenati regolarmente. E l’unica conferma può arrivare solamente dalla società, perché gli allenamenti di oggi – o meglio, gli allenamenti da oggi sono a porte chiuse. Al riparo da occhi indiscreti, al riparo dai microfoni dei cronisti le cui domande, di questi tempi, insistono più sugli aspetti societari che su quelli sportivi.
Sotto il profilo sportivo, la squadra ha iniziato il campionato con alti e bassi: il punto basso, bassissimo della sconfitta contro Varese per trenta lunghezze, il punto alto domenica scorsa, con la vittoria contro Trento vicecampione d’Italia.
Le vicende societarie, invece, sono decisamente più complesse. E una situazione di tensione latente è scoppiata ieri, con una protesta clamorosa: i giocatori hanno incrociato le braccia. Non si sono allenati. Non è arrivata la rata dello stipendio del 10 ottobre: alcuni sono rimasti senza compenso, altri ne hanno ricevuto una sola parte. I più svantaggiati – per un motivo di scadenze contrattuali – sono risultati gli italiani, che hanno lanciato la protesta, alla quale si sono uniti per solidarietà i colleghi americani.
Oggi, come anticipato, la situazione sembra essere più distesa. I giocatori si sono allenati regolarmente, dopo aver ricevuto garanzie dalla proprietà – Irina Gerasimenko – sul pagamento degli arretrati.
Ma il clima, al Toto Caimi di Cantù, non è dei più rilassati. Tanto da portare la società a chiudere le porte del campo di allenamento. “La Red October Cantù comunica che a partire dalla data odierna, a data da destinarsi, gli allenamenti della prima squadra si terranno a porte chiuse”, recita una stringata nota stampa diffusa oggi.
La vicenda degli stipendi, unita alle voci – per ora tali – sulla presunta volontà dei Gerasimenko di sfilarsi dal basket canturino, agita i sonni dei tifosi biancoblu. Tifosi che già nelle scorse settimane avevano manifestato evidenti segnali di malessere.