Bloccato dalla rivolta di mamme e papà. Il servizio delle colazioni offerte ai migranti alla parocchia di San Giuseppe sarebbe dovuto partire a fine settembre, ma non è mai iniziato. E ora viene a galla il motivo: diverse famiglie con i figli che frequentano il catechismo nelle stesse strutture hanno manifestato forti malumori e proteste per la novità. Almeno 3 i casi di bambini ritirati da San Giuseppe e iscritti a catechismo in altre parrocchie tra Sant’Agata, San Fedele e il Crocifisso. Una protesta fortissima, di cui sono già al corrente sia il parrocco stesso sia Roberto Bernasconi, il direttore della Caritas che gestirà materialmente il servizio delle colazioni ai migranti se e quando dovesse partire. Numerose le contestazioni portate da un gruppo di famiglie rispetto alla scelta in questione: in primo luogo, la mancata comunicazione da parte
della parrocchia e della stessa Caritas, con la novità appresa da molti soltanto via massa media. Inoltre, mamme e papà – o almeno quelli critici rispetto alla questione delle colazioni ai migranti – hanno sollevato due altri temi: il primo di natura igienico-sanitaria, in
relazione all’utilizzo dei locali e dei bagni della parrocchia da parte dei migranti dei quali, però, si ignorano in gran parte provenienza, identità e condizioni di salute. In secondo luogo, c’è il timore che la frequentazione mattutina di San Giuseppe da parte degli extracomunitari per il servizio delle colazioni possa in qualche modo ricreare nella zona i problemi che si vivono in particolare a San Rocco. Sulla base di questi forti e diffusi malumori, dunque, il servizio ipotizzato tra le 7 e le 8.30 del mattino non è mai partito. E lo stesso diretto della Caritas, Roberto Bernasconi, ammette la situazione di stand by.
“Sono al corrente dei malumori e anche del fatto che qualcuno ha portato via i bambini dal catechismo – dice Bernasconi – Ho incontrato le mamme e accadrà ancora, e ho parlato con il parroco. Abbiamo assicurato che la struttura resterà sempre integra e pulita per le consuete attività,
tanto che qualche famiglia ha persino dato la disponibilità a collaborare. Comunque – conclude Bernasconi – la prossima settimana spiegheremo anche in occasione delle messe l’iniziativa. Vogliamo procedere con i piedi di piombo e partire quando tutto sarà a posto”.
ma che cristiani sono ?????
Ha ragione signora.
Ha ragione signora.
È questo l’insegnamento di Gesù?Se i migranti vanno a far colazione al mattino alla stessa ora si fa catechismo?Abituiamoci alla convivenza non saremo noi a bloccare la migrazione dei popoli.Forse bisognava preparare i parrocchiani alla nuova attività!?!? È una disattenzione a cui si può porre riparo e tentare di….darsi una mano da cristiani.
Certo viene da chiedersi come mai la Curia abbia gestito questa vicenda in maniera così maldestra; con il Vescovo che prende una decisione tanto delicata quasi a forza, tanto da spiazzare la Caritas e mettere in difficoltà la parrocchia, costringendo i frati, chiaramente presi alla sprovvista, ad assumere l’atteggiamento colpevole di chi vuol nascondere qualcosa e, di conseguenza, in questa situazione di assoluta incertezza e scarsità di informazioni concrete, di mettere in allarme i genitori dei bambini del catechismo, comprensibilmente preoccupati.
Come se non bastasse, scoprire poi che i migranti fossero addirittura 50, in che condizioni di salute e provenienti da dove, non è dato sapere, rende il quadro ancora più confuso.
A questo punto, la domanda è spontanea: perché la Curia deve creare situazioni difficili da gestire, anche in relazione alla logistica e agli spazi
utilizzabili così ristretti e da condividere con bambini? Che interesse ha a creare situazioni cariche di tensioni, anche solo potenzialmente a rischio per i bambini ma inevitabilmente destinate a fomentare sgradevoli malumori e rancori?
Tanto più che a poche decine di metri c’è l’enorme, praticamente inutilizzata, struttura dell’ ex caserma militare “De Cristoforis” già destinata ad utilizzi sociali e di protezione civile e, nonostante questo, ora deposito dei sacchetti della raccolta differenziata dei comaschi e poco altro.
Non sarebbe questa una strutture più adatta a queste finalità, essendo disponibile subito, facilmente organizzabile e controllabile; non possono appoggiarsi lì per distribuire le colazioni a questi migranti?
Allibisco a sentir dire che Curia e Caritas non hanno a che spartire con l’autorità che si occupa della gestione della ex caserma… Ma stiamo scherzando? Possibile che, in situazioni di emergenza come questa, pur con grande disponibilità di spazi inutilizzati, si non possa trovare una soluzione che lasci tranquilli genitori e bambini del catechismo e favorisca il ritorno della serenità in parrocchia?
Perché la Caritas e i volontari della parrocchia di S. Giuseppe non potrebbero svolgere il loro compito di assistenza in alcuni locali della ex caserma?
Chi e quali interessi impediscono una soluzione così ragionevole?