Una guerra mafiosa per il controllo della vita notturna di Cantù. Spedizioni punitive, gambizzazioni, incursioni nei locali per sopraffare il gruppo rivale e garantirsi il dominio della piazza canturina.
Il quadro che emerge dalle operazioni dei carabinieri di Cantù, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Milano, dipingono un’immagine inquietante della Brianza. Una Brianza dove la ‘ndrangheta non si fa scrupoli a sparare in mezzo alla strada.
Nelle scorse ore tra Milano, Monza e Como si è conclusa una vasta operazione contro la criminalità organizzata. Un’offensiva articolata, che ha sgominato un traffico di cocaina con base nel Comasco e ha individuato i vertici della locale di ‘ndrangheta di Limbiate, in provincia di Monza e Brianza.
Ventiquattro arresti in totale, nove in provincia di Como, dove nell’ottobre del 2015 i carabinieri di Cantù iniziano le indagini in seguito a un violento raid in una discoteca della città. Un gruppo di persone vicine alla famiglia Morabito – legati quindi a Giuseppe Morabito “U Tiradrittu” considerato il numero uno della ‘ndrangheta – fa incursione nel locale. A reagire è, in particolare, Ludovico Muscatello, nipote di Salvatore, capo della locale (la cellula di ‘ndrangheta) di Mariano Comense.
Pochi giorni dopo, Muscatello – colpevole secondo i rivali di essersi contrapposto ai Morabito – viene gambizzato in strada a colpi di pistola, a Cantù, in via Al Monte.
Dopodiché, il gruppo vicino ai Morabito – per guadagnarsi maggior peso nella locale di Mariano Comense – inizia a spadroneggiare nei locali pubblici di Cantù. I componenti della banda entrano in bar e discoteche, consumano senza pagare, scatenano risse, decidono addirittura chi può entrare.
Nell’ambito di questa guerra criminale si inserirebbe il ferimento di Andrea Giacalone, barista di Cantù: Antonio Manno gli scaricò contro l’estate scorsa due colpi di fucile a canne mozze. Motivi passionali, si disse. Vero, ma solo in parte: Manno, secondo gli inquirenti, faceva parte del gruppo che stava affermando la propria supremazia a Cantù. Non poteva permettere che qualcuno insidiasse la propria compagna. E così, una sera d’estate, in mezzo alla gente, ha imbracciato il fucile a canne mozze, per una punizione in classico stile mafioso.
Nella foto: il fotogramma di un pestaggio in piazza Garibaldi a Cantù ripreso dalle telecamere di sorveglianza