Entrerà in vigore domani in via provvisoria il CETA, l’accordo di libero scambio siglato tra Canada ed Unione Europea dopo ben sette anni di negoziato. E’ stato approvato dal Parlamento Europeo il 15 febbraio 2017, entrerà pienamente in vigore soltanto a seguito della ratifica di tutti gli Stati Membri dell’UE.
Una novità che l’industria tessile comasca saluta con soddisfazione e con favore, per svariati motivi.
Il primo è l’abbattimento dei dazi per i prodotti tessili e dell’abbigliamento, che faciliterà le esportazioni comasche. Il mercato canadese nel 2016 ha acquistato da Como tessuti, foulards, cravatte ed altri prodotti per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro, con una crescita dell’8% rispetto al 2015. L’azzeramento dei dazi – oggi per foulards e cravatte sono rilevanti – consentirà dunque una penetrazione commerciale ancora maggiore per le aziende tessili comasche.
Il secondo riguarda il fatto che il CETA, per l’azzeramento dei dazi, prevede un assetto di regole d’origine innovativo e fortemente voluto dalle imprese comasche, che si sono battute per raggiungere l’obiettivo. Il regime preferenziale concordato all’ interno dell’accordo tra Unione Europea e Canada, infatti, prevede – diversamente dal passato – per la prima volta la possibilità di concedere dazio zero per articoli che saranno sia tessuti, sia tinti in Italia.
“Riusciremo finalmente anche noi a godere dei benefici previsti da questo genere di accordi” – commenta con soddisfazione Andrea Taborelli, Presidente del Gruppo Filiera Tessile di Unindustria Como – e ci siamo adoperati affinché un altro importante “free trade agreement” che è in fase di definizione, quello col Giappone, vada nella medesima direzione. Stiamo chiedendo a Bruxelles che anche gli accordi con la Corea del Sud e con il Messico, che sono stati siglati diversi anni fa e che sono in fase di revisione, possano essere aggiornati con le nuove regole d’origine”.
L’aspettativa di Taborelli e delle aziende tessili comasche è che adesso, logicamente, anche gli accordi che disciplinano lo scambio dei prodotti tessili e dell’abbigliamento nel bacino del Mediterraneo, possano essere riformati con la medesima impostazione.