Non c’è soltanto il fronte del traffico nella questione del viadotto dei lavatoi. L’altra questione aperta è quella dell’accertamento di eventuali colpe e responsabilità per i guai di un’opera che, inaugurata soltanto 14 anni fa, ora necessita di un intervento di messa in sicurezza lungo e costoso.
Ebbene, lo scorso agosto il primo a sollecitare con forza un’indagine era stato l’ex pm e ora consigliere comunale di Svolta Civica, Vittorio Nessi. E ora il Comune di Como ha deciso di portare in Tribunale la vicenda per fare la massima chiarezza.
Il primo passo in realtà è già del 18 agosto scorso, quando – dietro relazione e richiesta esplicita del comandante della Polizia locale, Donatello Ghezzo – l’amministrazione, sulla base dell’articolo 696 del codice di procedura penale, decise di affidarsi a una consulenza tecnica preventiva per fissare con precisione lo stato del ponte.
In sostanza Palazzo Cernezzi, tramite il proprio ufficio legale, ha chiesto al Tribunale di Como di nominare un consulente tecnico per fotografare minuziosamene le condizioni del viadotto. Un passo fondamentale in vista di un futuro contenzioso volto ad accertare le responsabilità dell’ammaloramento dell’opera.
D’altronde, la storia dell’opera è stata quasi subito un susseguirsi di problemi e manutenzioni straordinarie: dal primo intervento su un giunto dilatato pochi anni dopo l’inaugurazione, fino allo stanziamento di 400mila nel bilancio comunale proprio per intervenire su appoggi e giunti, senza che in realtà la cifra sia mai stata usata. Ora, però, il primo passo per sapere se il caos attuale si potesse evitare oppure no è stato compiuto.