Atto di intimazione e diffida. Non potrebbe essere più esplicito il titolo del documento votato dalla giunta del Comune di Cantù e indirizzato al presidente dell’associazione culturale islamica Assalam in vista della imminente celebrazione della Festa del sacrificio. «Diffidiamo la comunità dall’utilizzare la sede di via Milano per la preghiera – riassume il sindaco Edgardo Arosio – Quel capannone non è una moschea e non può essere utilizzato come luogo di culto. L’avvertimento è chiaro e la prefettura è informata. Non osino sfidarci».
Nelle ultime settimane, gli agenti della polizia locale di Cantù hanno effettuato numerose verifiche nel capannone di via Milano di proprietà dell’Associazione Assalam e hanno compilato diversi verbali registrando la presenza di un numero di persone superiore al limite massimo consentito di 100. «Abbiamo 17 accertamenti di violazione – scandisce il sindaco di Cantù – Non abbiamo il sospetto, ma la certezza che quel capannone sia utilizzato a tutti gli effetti come moschea. Questo viola le leggi ed è nostro dovere ripristinare la legalità».
La Festa del sacrificio, che si celebra da questa sera a lunedì, è uno dei momenti religiosi più importanti per i musulmani. La preghiera di domani sarà dunque di particolare rilevanza. «D’accordo con la prefettura, verificheremo cosa accadrà nel capannone – dice Arosio – Le forze dell’ordine sono già allertate. L’eventuale raduno per la preghiera sarà letto come un chiaro atteggiamento di sfida e saranno presi provvedimenti».
Resta da chiarire se, in caso di presenza dei fedeli per la preghiera, la scelta sarà quella di intervenire per evitare la celebrazione oppure se si prenderà atto della situazione per successivi provvedimenti. «Questo atto del Comune è propedeutico alla chiusura e al sequestro dell’immobile – dice il parlamentare della Lega Nicola Molteni – Non vogliamo una guerra di religione, ma alla comunità islamica chiediamo il rispetto delle regole e pretendiamo la legalità».