Raccomandate, assicurate, atti giudiziari, pacchi. L’ultima frontiera di disagi per i cittadini è la posta “inesitata” con il moltiplicarsi dei tempi per il ritiro ed è anche il nuovo terreno di scontro tra sindacati e Poste Italiane.
«L’ennesima nuova riorganizzazione attuata unilateralmente da Poste Italiane senza accordo con il sindacato – attacca la Slp Cisl Lombardia – da lunedì 10 luglio sta creando gravi disagi, ritardi e caos ai cittadini per il ritiro in posta degli oggetti a firma non consegnati per assenza del destinatario al passaggio del postino».
Fino a una decina di giorni fa, spiegano i sindacati, «i cittadini che dovevano ritirare una raccomandata perché assenti al momento della consegna, dal giorno successivo potevano recarsi al Centro primario di distribuzione, aperto tutto il giorno». Ora, invece, la situazione è mutata.
«Le nuove procedure messe in atto dall’azienda – spiega Stanislao Pisani, coordinatore territoriale di Como della Cisl dei Laghi – prevedono che il ritiro non sia più effettuato soltanto nel Centro primario di recapito, che per Como è in via Miani, ma in uno dei tanti uffici postali della città».
Quello che sembra un vantaggio per gli utenti, non più costretti a recarsi in un unico punto della città, in realtà secondo i sindacati si traduce in una danno. «Questa procedura allunga i tempi del ritiro – sottolinea Pisani – perché necessita di passaggi interni tra i vari uffici mentre prima la corrispondenza inesitata era concentrata in un unico punto e disponibile già dal giorno successivo. Ora i giorni di attesa sono almeno raddoppiati. Ma non solo: i Centri primari sono aperti dalle 8 del mattino alle 19 mentre i piccoli uffici sparsi sul territorio, perché il problema non riguarda solo Como ma l’intera provincia, spesso sono aperti solo al mattino e per di più a volte a giorni alterni. Ciò significa che un cittadino, per poter entrare in possesso della sua raccomandata, rischia ora di dover aspettare anche quattro giorni. Se c’è di mezzo il weekend, l’attesa si allunga ancora di più. E così le proteste degli utenti agli sportelli si moltiplicano».
Vi è poi il risvolto più strettamente sindacale. «Da tempo denunciamo la carenza di personale in provincia di Como, stimabile in una quarantina di addetti negli uffici e in una ventina di postini – conclude il sindacalista della Slp Cisl – Ora il personale deve subire un aggravio di lavoro per la miriade di passaggi, controlli e verifiche che queste nuove procedure comportano».