Opere non autorizzate, un andamento anomalo del cantiere, mancato rispetto delle normative antisismiche. Il quadro del cantiere paratie che emerge dal maxi-processo su appalti e lungolago di Como in corso in tribunale è sempre più complesso e caotico.
Processo nel quale sono imputate a vario titolo dodici persone, tra i quali numerosi dirigenti o ex dirigenti comunali e due ex sindaci di Como, Mario Lucini e Stefano Bruni.
Oggi, in aula, l’ingegnere milanese Patrizia Giracca, consulente tecnico del pubblico ministero, che in mattinata ha risposto alle domande del pm Pasquale Addesso.
Dall’esame sono emersi numerosi spunti. L’adeguamento alla normativa antisismica, ad esempio, sarebbe stato preso in considerazione a partire dalla terza perizia di variante, quella dell’amministrazione Lucini. Ad oggi – si è poi appreso in aula – è stato realizzato meno del 50% del progetto originario.
“Per quasi dieci anni – ha detto il consulente – la zona del lungolago è stata interessata da un cantiere. Parliamo di esecuzione di opere non autorizzate, di tantissimi problemi, di un cantiere dall’andamento anomalo: su quasi dieci anni tre di lavoro e il resto se non di abbandono, quasi”.
Per il consulente del ministero, non sussistevano i presupposti per la terza perizia di variante, ossia la terza versione del progetto varata dall’amministrazione Lucini. “La sorpresa geologica di cui si parla nel 2015 non era tale, la situazione era nota da anni”. Secondo il consulente, la soluzione per andare avanti con le paratie era una sola: “Risolvere il contratto con l’impresa e rivedere il progetto”.