Sei mesi e 400 euro di multa: è la condanna inflitta in primo grado dal Tribunale di Como ad Adriano Suozzo, dirigente dei servizi generali amministrativi dell’istituto Paolo Carcano di Como, e al figlio Michele. L’accusa era di truffa e falso in concorso: secondo la Procura, il segretario generale del Setificio – assolto solamente dall’accusa di falso – sarebbe intervenuto sulla valutazione di alcuni elementi della domanda del figlio per favorirne l’assunzione in altre scuole.
L’inchiesta nasce da una segnalazione anonima in Procura, per un episodio che risale al lontano 2008, quando il figlio presentò domanda di assunzione come impiegato Ata (ausiliare tecnico e amministrativo) a diversi istituti comaschi, indicando il Setificio come prima scelta. Nella domanda erano inclusi alcuni titoli che avrebbero permesso all’uomo di scalare la graduatoria, secondo la Procura in modo indebito. Viene assunto a Capiago, due anni dopo il dirigente si accorge dell’errore e rivede al ribasso la posizione in graduatoria. L’anno dopo ripresenta la domanda, sempre, al Setificio, ma la posizione in graduatoria non viene abbassata, secondo la Procura grazie a un intervento del padre, dirigente proprio al Setificio. Il figlio viene assunto a Figino Serenza, e dopo la segnalazione in Procura inizia l’inchiesta.
Padre e figlio, come detto condannati oggi in primo grado, hanno sempre negato ogni addebito e il segretario generale amministrativo del Setificio ha spiegato in passato in aula di non aver “partecipato alla valutazione delle domande”, poiché questo compito viene delegato al personale.
Adriano e Michele Suozzo sono difesi dagli avvocati Arianna Cesana e Gaetano Bruccoleri. I due legali, che basano la linea difensiva sull’interpretazione della complessa normativa sulle graduatorie del personale scolastico, molto probabilmente ricorreranno in appello.