L’80% della produzione di miele di acacia persa a causa di freddo e pioggia. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Como-Lecco sulla situazione degli alveari. Colpa degli improvvisi sbalzi di temperatura che hanno messo in difficoltà, a livello lombardo, una rete di tremila operatori, fra hobbisti e professionisti, con 155mila alveari per una produzione di 1.700 tonnellate fra miele, propoli, cera e derivati. Mentre a livello nazionale – spiega Coldiretti – il settore conta circa 50mila apicoltori, con 1,39 milioni di alveari e un giro d’affari stimato di 70 milioni di euro. La produzione media per alveare, nelle aziende apistiche professionali è di circa 33.5 kg/alveare mentre la media nazionale generale si aggira intorno ai 17,5 kg/alveare.
Ma si tratta di volumi che il freddo di questo periodo sta contribuendo a ridurre, considerato che – spiega Coldiretti – la temperatura ideale per il lavoro delle api oscilla tra i 15 e i 16 gradi di minima e tra i 21 e i 22 gradi di massima. In questa primavera, però, si sono registrate temperature anomalamente basse, basti pensare che a Como si è scesi anche sotto gli zero gradi. Tutto ciò ha influito in negativo sulla operosità degli alveari.
Enrico Ranghetti, 52 anni, apicoltore di Beregazzo con Figliaro (CO): «Un disastro La situazione delle api nelle province di Varese, Lecco e Como è drammatica. Ora, dopo la moria invernale che ha ridotto gli sciami del 40% e del 70%, stiamo assistendo ad un ennesimo picco di morti dovute al freddo e alle piogge di questi ultimi giorni. I fiori cadono e le api non volano: cosa che sta accadendo regolarmente negli ultimi 3 o 4 anni, con una riduzione media di 40 chili di miele a cassetta. Se nel 2012 ogni cassetta ne produceva circa 50 chili, ora, se siamo fortunati, arriviamo massimo a 10».
Il miele prodotto in Italia, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere per legge presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”. Il problema – conclude Coldiretti – è che le stesse regole non valgono se il miele viene usato come ingrediente, come accade nei biscotti e negli altri dolci come, ad esempio, il torrone, dove la presenza di prodotto straniero non viene dichiarata in etichetta.