(Nel video, del 1997, l’inaugurazione del Centro Francescano degli studenti a Sarajevo, ristrutturato grazie a Don Renzo e a Sprofondo)
Se ne è andato in silenzio dopo una lunga malattia. Avrebbe compiuto 80 anni il 23 luglio, don Renzo Scapolo. Sacerdote il cui nome ha segnato la storia comasca della solidarietà. del volontariato, della comprensione dell’altro. Fondatore dell’Associazione Sprofondo, era ricoverato al Don Guanella di Como. Nato a San Giustina in Colle (padova) era stato ordinato sacerdote il 27 giugno del 1965. E’ stato parroco di Plesio (Santa Maria Maddalena prima e SS Fedele e Gregorio, poi), Valmorea (SS Donato e Giovanni Bosco). A Como collaboratore della Parrocchia di Santa Maria Regina e vicario di San Carpoforo.
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Il nome di don Renzo porta alla memoria l’impegno internazionale. Prima l’Argentina e poi il legame profondo con i Balcani distrutti dalla guerra. La sua associazione, Sprofondo, operò in particoalre in Bosnia Erzegovina, soprattutto a Sarajevo.
I funerali sono stati fissati per giovedì 4 maggio alle 10 nella chiesa di Muggiò.
Ecco la biografia riportata sul sito di Sprofondo (seguiranno aggiornamenti).
“È il fondatore dell’associazione Sprofondo, presidente sin dall’atto della sua nascita. È anima e cervello. È trascinatore, promuove, coinvolge, organizza e realizza. Il suo rapporto con i Balcani nasce da molto lontano. Allo scoppio del conflitto in Croazia e Slovenia nel 1991, si attiva immediatamente per creare ponti di solidarietà concreta: lancia un gemellaggio tra la Caritas decanale zona Prealpi (ossia quella del circondario di Caversaccio) e la diocesi di Hvar, che comprende le isole di Hvar e Brac, dove da subito vengono alloggiati migliaia di profughi in fuga dalla guerra.
Con l’esperienza delle due marce organizzate dai Beati Costruttori di Pace e all’iniziativa “Tre città una pace”, riesce a coinvolgere un certo numero di giovani molto motivati a collaborare, che costituiranno il nucleo futuro dell’associazione.
Il 25 luglio 1994 fonda l’associazione Sprofondo.
Nel novembre del 1994 prende i primi contatti con l’allora vescovo di Sarajevo Vinko Pulijc e il sindaco Kupusovic. In base alle loro richieste, lancia la prima campagna di raccolta fondi per acquistare stufe a legna per la povera gente.
Per otto mesi parla su radio Maria tutti i giovedì sera, collegandosi con un ospite bosniaco.
Il 25 dicembre 1994 parte alla volta di Sarajevo con il primo convoglio di tre furgoni con generi di prima necessità.
Nel maggio del 1995, in occasione di uno di questi convogli, decide di rimanere a Sarajevo per essere più vicino ai poveri-cristi.
Da quel momento alterna i periodi in Bosnia con brevi puntate in Italia per rinvigorire il “focolare” della solidarietà. Decide di lasciare la parrocchia di Caversaccio ed ottiene la “non proibizione” del suo vescovo alla permanenza in Bosnia.
Quattro anni e mezzo di permanenza a Sarajevo gli permettono di costruire moltissimo in termini di opere, ma soprattutto di fiducia da parte di migliaia di persone, dai più poveri ai più quotati; bosniaci, italiani, gente di ogni nazionalità, credo, ceto; militari e pacifisti; aiutanti e aiutati.
Grazie a lui, ai numerosi volontari di lungo corso e ai collaboratori bosniaci, la sede dell’associazione diventa punto di riferimento per molte altre associazioni italiane e straniere; per i militari italiani via via succedutisi nelle forze ONU di stanza a Sarajevo.
Ma soprattutto centinaia sono state le riunioni dei gruppi di collaborazione, il “miracolo a Sarajevo” di don Renzo, uomini e donne, per lo più profughi da tutta la Bosnia, riuniti per risolvere comunitariamente i problemi della dura quotidianità del dopo-guerra in questa città.
La stima per l’operato di don Renzo e di Sprofondo si estende anche oltre i confini di Dayton: con pazienza e perseveranza riesce a organizzare incontri tra persone delle due parti, cosa ritenuta quasi impossibile fino a pochi mesi fa.
E così si intessono i piccoli fili lillipuziani della pace…”
Caro Don Renzo… Una persona davvero speciale.
Preciso che era ricoverato nella RSA dell’Opera don Guanella a Como e non al Fatebenefratelli.
Sì, ci siamo accorti dell’errore. Grazie per la segnalazione!