Pochi bambini all’oratorio, che ha ridotto di molto le attività ufficiali. Qualche defezione anche ieri, all’appuntamento con il catechismo per i bambini con le famiglie. Nei casi più estremi, anche se piuttosto isolati, persino la minaccia di rivolgersi all’Asl e alle forze dell’ordine per ristabilire un certo ordine.
E’ davvero delicatissimo il momento che vive la parrocchia di Rebbio, da quasi un anno divenuta per gran parte delle sue attività un centro di accoglienza per i migranti. Ed è delicatissimo anche il momento per il parroco, don Giusto della Valle, che pure con le sue sole forze e con l’aiuto dei volontari ha messo le strutture al servizio dell’emergenza, anche a supplenza delle mancanze altrui.
E se tra la grande maggioranza dei parrocchiani il sacerdote è amato, non di rado quasi adorato, negli ultimi tempi il malcontento di una minoranza di parrocchiani, e più in generale di una parte della comunità di Rebbio, è aumentato. Non in segreto: in almeno un paio di occasioni di confronto allargato, don Giusto è stato informato direttamente delle perplessità e dei malumori crescenti. D’altronde, il calo delle presenze all’oratorio e qualche esplicito rifiuto di partecipare alla vita della parrocchia da parte di genitori e fedeli a causa della presenza dei migranti, non sono sfuggiti a nessuno.
Una situazione esplosiva? Forse non ancora, ma in assenza di fatti nuovi, non è possibile escluderlo. E il fatto nuovo, secondo le testimonianza raccolte, potrebbe essere uno solo: l’arrivo di un vicario di don Giusto a Rebbio, poiché il parroco è senza collaboratori da mesi. Contattato, don Giusto ha preferito non parlare della vicenda, troppo delicata.
La palla, dunque, passa ai vertici della Curia. Da cui è atteso un gesto prima che la polveriera nel cuore del quartiere esploda sul serio.