Riceviamo e pubblichiamo integralmente
Il grande Vittorio Gassman, in un noto film di diversi anni or sono, impersonava un nobile, evidentemente decaduto, che, pur morendo di fame insieme al suo cavallo, abitava uno splendido palazzo vuoto.
Esordisco appropriandomi di questo alto esempio di cinematografia italiana, per riflettere su quanto è successo dopo un pubblico incontro nell’ambito del quale sono emersi elementi che definire preoccupanti è riduttivo: gli abitanti e gli esercenti di un quartiere storico di questa città raccontano e documentano di esercizi commerciali abbandonati, di abitazioni vuote, di mancanza di servizi e, quindi, di spopolamento e desolazione. Una tra le principali cause di questa situazione, che preoccupantemente non riscuote alcun successo né mediatico né politico, è la mancanza di posteggi che consentano lavoro e residenza. Tra i presenti una Persona che anziché lamentarsi prova ad essere propositiva, mette all’attenzione dell’affollata assemblea l’ipotesi di potersi giovare di una soluzione immediata per sostenere i bisogni di un’ampia area della convalle: ricorrere intelligentemente (senza mettere in discussione la permanenza delle bancarelle) allo spazio antistante le mura per offrire soluzioni a sostegno del commercio rivitalizzando, anche economicamente, quanti operano e vivono in quella zona.
IPOTESI PARCHEGGI SOTTO LE MURA: TUTTE LE TAPPE
Personalmente, registrato questo dato con piacere soprattutto perché sia concreto l’esercizio da tutti annunciato circa il così detto “ascolto” dei cittadini, così come già fatto per la sosta in piazza Roma e la così detta sosta breve, annuncio la mia volontà di approfondirlo adeguatamente nella nostra coalizione. Nello specifico, l’ipostesi che ho valutato non irragionevole si basa sulla temporaneità di una soluzione di parcheggio limitata ai due piccoli settori compresi tra il limite sud di viale Varese e via Volta e, dalla parte opposta, tra via Mentana e la terza torre (area alternativamente occupata dal “mercato” e, in certi orari, dalle numerose auto di quanti accompagnano o riprendono gli studenti dell’Istituto “Canossiane”).
La riflessione pubblica si concludeva rimarcando che purtroppo la soluzione di molti problemi, per il quartiere e la città, incentrata sull’utilizzo della c.d. “area Ticosa” per realizzare gli agognati posteggi, è ampiamente ipotizzabile non risulti percorribile a causa dei noti contenziosi in corso.
Ciò premesso registro una levata di scudi che giudico francamente opportunistica e strumentalmente ironica, da parte di molti Soggetti che si dichiarano quantomeno scandalizzati e propensi a sostenere la mia insipienza, la cui strumentale analisi è basata peraltro su elementi francamente approssimativi e indicativa di conclusioni, quanto meno ingenerose, circa la mia intelligenza.
Nella mia ingenuità mi aspettavo un dibattito alto, serio e responsabile teso a condividere un concorso di idee su di un tema cogente e cioè quello di contrastare l’abbandono e il degrado iniziando da questo quartiere per poi transitare alle analoghe situazioni che attanagliano molte altre zone della città.
Registro con sincero piacere solo una voce “dell’altro campo” che invece si propone di sottopormi le ragioni di un mio “ravvedimento operoso” ed in tal senso la raccolgo volentieri perché non ho alcuna pregiudiziale nel rivedere le mie posizioni a fronte di documentate evidenze nell’interesse collettivo dei nostri concittadini.
Temo solo che quella unica voce aperta al dialogo, venga sopita grazie allo strapotere economico messo in campo da un contendente della stessa parte politica che può giovarsi di mezzi che i cittadini comuni, tra i quali mi annovero, non solo non dispongono, ma anche scelgono di non voler disporre.
Concludo annunciando che anche al sottoscritto piacerebbe una città con meno veicoli e migliore qualità dell’aria e quindi della vita: prima però costruiamo alternative concrete e credibili, evitando che una persona vaghi ore senza meta alla ricerca di un posto auto ed inquinando ben di più di trovare un immediato posteggio. Troviamo, insieme ed al di là delle posizioni, soluzioni perché chi deve solo transitare permanga il meno possibile sul sedime cittadino, mettiamo in sicurezza il transito dei pedoni, facilitiamo la vita a quanti devono trovare la loro mobilità nonostante i loro handicap, proviamo insomma a guardare con gli occhi di tutti la città di tutti. Senza preconcetti e certamente con molto realismo, ma senza chiudere gli occhi davanti ad una realtà di cui tutti insieme ci dobbiamo far carico. Al di là delle posizioni rappresentate.
Insomma smettiamo di guardare il dito e non la luna. Con un pochino di coraggio e subito!
Mario Landriscina