Como, via Pastrengo e via Castellini. L’angolo di città tra via Napoleona e il quartiere caserme nasconde una zona dismessa. Un’ex fabbrica, altre aree abbandonate. All’ombra di questi edifici, lo scorso luglio, si è consumato un episodio dai contorni difficili da tracciare. Una storia di degrado e di violenza.
Protagonisti due tunisini senza fissa dimora.
I vigili del fuoco intervengono in via Pastrengo per un piccolo incendio. In via Coldilana poco distante, viene soccorso un uomo ferito da una coltellata al gluteo, che alle forze dell’ordine racconterà di essere stato aggredito e derubato del cellulare e di 40 euro da un connazionale.
Dopo un mese di indagini, i carabinieri risalgono ad Hassen Zaier, tunisino 30enne senza fissa dimora, che viveva in un edificio dismesso di via Pastrengo – teatro dell’incendio – e finisce a processo per lesioni e rapina.
Un elemento in particolare permette di identificare l’uomo: un tatuaggio, un cuore con le ali all’altezza del collo.
Lo stesso tatuaggio mostrato oggi dall’imputato in aula, durante l’esame nel quale, Zaier, ha negato di aver accoltellato il connazionale. Ha raccontato di aver avuto con lui una discussione e di avergli assestato un pugno. Ha aggiunto che, secondo lui, ad aver appiccato il fuoco era stato il connazionale. Ma ha negato sia l’accoltellamento sia la rapina, asserendo che la vittima si sarebbe ferita cadendo su un vetro. È stato impossibile sentire la versione della vittima, poiché l’uomo risulta irreperibile.
Il collegio giudicante Costi-Mariani-Letti ha condannato Zaier a cinque mesi per le lesioni, escludendo le aggravanti, e l’ha assolto dall’accusa di rapina poiché il fatto non sussiste.