Ha tratto in salvo centinaia di perseguitati dal nazi-fascismo tra Torriggia e Ponte Chiasso, aiutandoli poi ad attraversare il confine. Al Maresciallo Maggiore della Guardia di Finanza Paolo Boetti è stata conferita nell’ambito della Giornata della Memoria la Medaglia d’oro al Merito Civile “alla memoria”. Ne ha dato notizia il Prefetto di Como, Bruno Corda. La benemerenza porta con sè la seguente motivazione: «Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale contribuì alla Lotta di liberazione con l’attività di guida e staffetta in favore dei profughi ebrei e dei perseguitati politici, aiutandoli a espatriare clandestinamente nella vicina Svizzera. Arrestato dall’autorità tedesche fu infine trasferito e assegnato ai lavori forzati in un campo di concentramento austriaco dove, tra stenti e patimenti, rimase fino alla Liberazione. Mirabile esempio di umana solidarietà e di altissima dignità morale».
Tra il 1943 e il 1945, tra Italia e estero, numerosi e significativi i fatti di cui sono stati protagonisti i finanzieri in servizio a Como durante la Seconda Guerra Mondiale in relazione ai quali la più Alta Carica dello Stato ha concesso la benemerenza. Fra le Brigate di frontiera dipendenti dalla Compagnia di Cernobbio che, dopo l’8 settembre 1943, contribuirono di più alla delicatissima opera di salvataggio di ebrei e perseguitati si sono distinte in modo particolare quelle di Torriggia e Ponte Chiasso, entrambe comandate, appunto, dal Maresciallo Paolo Boetti, il quale, già nei primi momenti che seguirono la proclamazione dell’armistizio, favorì il passaggio in Svizzera, attraverso i sentieri di montagna (compresi nella zona fra Carate Urio e Moltrasio), di ex prigionieri di guerra fuggiti dai campi di concentramento, nonché di numerosi gruppi di ebrei.
I finanzieri si misero spesso alla guida dei gruppi di fuggiaschi, dieci/quindici per volta, oltrepassavano la frontiera dopo lunghe ed estenuanti marce forzate. Il 10 maggio del 1944 il Maresciallo Boetti venne arrestato dalle SS e dopo una breve detenzione presso il carcere di San Vittore, fu deportato a Mauthausen dove rimase per un anno, fino alla liberazione da parte degli Alleati. Rientrato in Patria il 26 giugno del 1945 concluse la sua carriera al comando della Brigata volante di Ravenna, dove tuttora vive la sua famiglia. Nel corso della cerimonia a Roma, la benemerenza è stata consegnata alle figlie Maria Grazia ed Anna Maria.