Oggi la Corte di Cassazione ha scritto la parola “fine” sull’omicidio dell’Altolario. I giudici della suprema corte hanno confermato la condanna a 18 anni di carcere per Franco Cerfoglio, pescatore 40enne di Domaso ritenuto responsabile dell’uccisione, a colpi di arma da fuoco, del 40enne di Sorico Alfredo Sandrini. Un delitto che risale alla sera del 3 gennaio 2014.
Tra Cerfoglio e Sandrini pendeva un debito di droga. La sera dell’omicidio, i due avevano un appuntamento. Mentre pedalava sulla pista ciclabile che collega Domaso e Gera Lario, Sandrini cade vittima di un agguato: tre colpi di carabina calibro 22, uno dei quali risulta fatale.
Tra gli elementi che portarono a costruire la tesi accusatoria su Cerfoglio, alcune particelle di polvere da sparo trovate sul giubbotto di Cerfoglio dalla scientifica.
Un altro dettaglio a sostegno dell’accusa fu un particolare tipo di caramella al fiore di sambuco, il cui incarto viene trovato sia sul luogo del delitto, sia in casa di Cerfoglio.
Sandrini non muore sul colpo. Raggiunto dai proiettili non si ferma, non chiama aiuto con il cellulare, continua a pedalare fino a Gera Lario. Percorre almeno un chilometro, poi si accascia e chiede aiuto. Lo sente una signora, che si trova in vacanza sul Lario, ma ha paura e non esce di casa. Chiama il 112. Ai soccorritori, Sandrini – in stato confusionale – dice di aver sentito esplodere dei petardi, non parla di proiettili. Non racconta nulla dell’agguato. Viene portato all’ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona, dove i medici si rendono conto che l’uomo è stato ferito da un’arma da fuoco. Le sue condizioni sono disperate: Alfredo Sandrini muore in ospedale a mezzanotte e mezza.