Si allarga il ventaglio delle accuse a carico di Mario Lucini: nell’indagine della Procura di Como su appalti e paratie, si è appreso nelle scorse ore, il sindaco è indagato non solo per turbata libertà sulla scelta del contraente, ma anche per falso ideologico.
Entrambe le accuse sono legate al cantiere delle paratie. La prima riguarda lo spacchettamento degli incarichi per la redazione della terza perizia di variante, la terza versione del progetto sul lungolago firmata dall’amministrazione Lucini.
La seconda accusa, il falso ideologico, dovrebbe essere legata alla risposta che Lucini diede ad Anac, l’Autorità Anticorruzione che a inizio 2016 bocciò la terza perizia di variante.
Il sindaco di Como affida il suo commento a un breve comunicato stampa. “Sin dal primo giorno del mio mandato mi sono impegnato senza risparmio per affrontare e risolvere un grave problema della città, pesante eredità di scelte fatte da chi ci ha preceduto, scelte che io non avevo condiviso.
Ho lavorato con lo scopo di concludere nel modo migliore un’opera che io non avrei neppure iniziato. L’ho fatto – scrive Mario Lucini – con la massima dedizione, in coscienza e nell’esclusivo interesse della città, senza nessuna volontà di ingannare alcuno”.
Più che un breve comunicato stampa sembra più un necrologio politico.
A me sembra che qualcuno stia facendo “politica” al di fuori delle sedi opportune.
E non mi riferisco a Lucini.
Chi ha incominciato l’opera, senza essere in grado di portarla a termine nei tempi previsti – 2011 -, ma anzi facendo casini su casini e rifilando il “pacco” al successore, di quali accuse è gravato?
Capisco che il mondo giri alla rovescia, specialmente in Italia, ma insomma un minimo di logica dovrebbe esserci rimasto.
P.S. Per quel che vale, sono convinto che Lucini sia una brava persona.