Il giorno dopo. E’ giorno dei distinguo e delle precisazioni. Delle dichiarazioni di prassi e di un senso generale di imbarazzo. Le parole pronunciate ieri sera dal magistrato Giuseppe Battarino (“non sono il candidato”, “nessuno mi ha mai contattato”), nell’intervista a Etg, hanno aperto quel dibattito che per quasi un mese i vertici locali del Partito Democratico sembrano aver deliberatamente ignorato. Il nome di Battarino quale possibile, candidato alla successione di Mario Lucini sullo scranno più alto di Palazzo Cernezzi è rimasto sul piatto, un’indiscrezione mai affrontata per 30 giorni. Ieri poi il magistrato ha preso la parola.
“Io non ho alcuna preclusione sul nome di Battarino – ha precisato oggi il segretario cittadino, Stefano Fanetti, reduce peraltro da un dibattito abbastanza acceso sulla sua pagina Facebook dove in sostanza è stato accusato di invocare le primarie solo per i nomi meno graditi all’area del partito che si riconosce nel consigliere regionale, Luca Gaffuri.
“Battarino è una persona di primo piano – ha aggiunto – che ha tutti i requisiti per fare il sindaco. Non l’abbiamo sentito come non abbiamo sentito altri nomi spendibilissimi perché nessuno ha portato ufficilamente una candidatura sul tavolo di discussione del partito. Comunque sia le primarie restano l’unico strumento per la selezione del candidato”.
Sostanzialmente in linea il segretario provinciale, Angelo Orsenigo, che esprime altre parole di stima per Battarino ma rinvia tutto all’assemblea provinciale del 20 dicembre. Tra le varie dichiarazioni di prassi una però balza all’orecchio. “Non ho alcun mandato per dialogare con lui”, ha detto sibillino il segretario.
Sul fronte romano prende la parola il deputato Pd, Chiara Braga. Individuata da alcuni come il vero motore dell’operazione Battarino precisa subito di “non essere l’ispiratrice” puntualizzando però di aver ricevuto da più parti, interne e esterne al partito, ampio consenso sul nome del magistrato. Non manca una punta polemica “mi è dispiaciuto – dice Braga “sapere che in questo mese nessuno ha preso iniziative dopo che il nome è uscito. Il tema è capire se su figure autorevoli dobbiamo registrare un’indifferenza degli organismi locali del partito o segnalare attenzione che si apre anche all’esterno”. “Le Primarie, ha poi concluso sono uno strumento importante ma non una regola scritta sulla pietra”. Insomma, un grande nome potrebbe anche superare lo strumento di consultazione interna e in queste ore emerge ancora una volta la frattura evidenziata nell’ultimo congresso: un Pd diviso nettamente fra l’ala guidata dalla parlamentare e i fedelissimi di Gaffuri. Intanto le elezioni si avvicinano e resta la sensazione che Battarino non sia ancora completamente fuori dai giochi.